Anche alcuni genitori di giovani che negli ultimi anni sono andati a lavorare o a studiare all’estero stanno prendendo informazioni per valutare se sia possibile ricorrere contro la legge sul reddito di cittadinanza che prevede, tra i requisiti per l’accesso, la residenza in Italia per 10 anni, di cui gli ultimi due continuativi, e che di fatto, dunque, esclude chi e’ andato nell’ultimo periodo all’estero e risiede in un altro Paese. E’ quanto si e’ saputo in merito al lavoro di avvocati e giuristi dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) che sta raccogliendo in queste ore anche le richieste di chiarimenti di stranieri che non hanno i requisiti per presentare le domande. Entro maggio, infatti, i legali dell’associazione dovrebbero riuscire a depositare i primi ricorsi, probabilmente con una prima causa ‘pilota’ al Tribunale di Milano, per sollevare l’eccezione di incostituzionalita’ della legge sul reddito di cittadinanza che prevede i due requisiti del “permesso di lungo periodo” per gli stranieri e dei “10 anni di residenza”, di cui gli ultimi due continuativi.
Secondo quanto riporta l’Ansa, all’associazione, da ieri, da quando e’ stato aperto il termine per la presentazione delle domande, sono arrivate gia’ diverse email da parte di stranieri che sulla base di questi due criteri risultano esclusi, ma anche da genitori di giovani iscritti all’Aire (l’anagrafe degli italiani residenti all’estero) perche’ i loro ragazzi, anche se volessero rientrare in Italia, si vedrebbero respingere le domande per il reddito, dato il requisito della residenza continuativa negli ultimi due anni.
Per i legali dell’Asgi, nei ricorsi si potra’ fare leva sulla sentenza numero 166 della Corte Costituzionale che ha gia’ dichiarato incostituzionale il requisito della residenza quinquennale sul territorio regionale o decennale sul territorio nazionale che veniva richiesto ai soli cittadini extra-comunitari per l’accesso al ‘fondo sostegno affitti’.