Ettore Rosato, coordinatore nazionale di Italia viva, è intervenuto su Radio Cusano Campus e sul Recovery Plan ha detto. “Draghi è un uomo molto pragmatico di cui abbiamo molto bisogno, è molto rispettoso anche dei ritmi e delle esigenze parlamentari, ieri è stato ad ascoltare tutti gli interventi nel dibattito parlamentare in aula. Questo passaggio del Recovery Plan in parlamento è il frutto del passaggio precedente, in cui Camera e Senato hanno fatto le loro valutazioni e questa versione del Recovery è frutto anche di quelle valutazioni. E’ stato presentato un documento alle Camere, che è stato osservato, modificato dal Parlamento, il governo è arrivato ora con un nuovo documento dopodichè bisogna arrivare al dunque e approvarlo visto che il 30 aprile è arrivato. Recovery diverso da quello di Conte? Non devo dirlo io, basta leggerlo, l’ha letto l’Europa e ha visto che non è uguale. Prima eravamo di fronte ad una lista della spesa neanche ben fatta, adesso siamo davanti ad un piano complessivo di riforme per il Paese, nel 2026 avremo un Paese non solo con delle opere realizzate in più, ma anche con riforme che consentiranno al Paese di avere basi strutturali più solide, rapide e trasparenti. Abbiamo due anni di governo davanti, molte di queste riforme si imposteranno e realizzeranno nei prossimi mesi, io sono sicuro che la ripresa economica arriverà nei prossimi mesi ed avrà un nome e un cognome. In questa fase ognuno di noi può avere una critica su qualche aspetto, però bisogna avere la capacità di rispettare la fatica del premier di fare sintesi. Questa sintesi deve servire per riuscire a riportare anche in una logica di squadra il Paese, che per ripartire deve fare squadra. Grazie a Draghi l’Italia sta tornando centrale, diventerà il leader europeo in assoluto più autorevole, stiamo vivendo un momento di fortuna da questo punto di vista”.
Sulle riaperture. “In questo momento servono anche dei segnali a chi ha le sue attività economiche chiuse. Credo che su questo non bisogna cavalcare l’onda della sofferenza della gente, ma dare dei segnali che le persone possano cominciare a programmare le riaperture, a vedere che la loro attività può sopravvivere. Continuare a pensare che tutti siano protetti da uno stipendio fisso o da una pensione non funziona perché in Italia ci sono milioni di persone che questo privilegio non ce l’hanno”.
Sul Mes. “Rivendico ancora oggi la necessità del Mes, ma ammetto che oggi è molto meno necessario di prima. E’ un prestito a condizioni agevolate ed essendo la percezione di solidità dell’Italia migliorata agli occhi dei mercati, il Mes è meno necessario di prima. Ma dobbiamo ricordarci che la quantità e la qualità della spesa per la sanità è insufficiente. Sulla sanità vanno investiti più soldi e il modo migliore è il Mes, quando ci dimostreranno che c’è una soluzione migliore allora termineremo la nostra battaglia per il Mes”.
Riguardo alla commissione d’inchiesta sulla pandemia. “L’obiettivo non è certo il ministro Speranza, l’obiettivo è fare giustizia e dare risposte ad un Paese che ha avuto oltre 100mila morti. Abbiamo fatto commissioni d’inchiesta per cose molto meno rilevanti. Non si può dire che tutto è dovuto a caso, che gli approvvigionamenti delle mascherine, dei respiratori, le chiusure siano andati tutti bene. Non si tratta di una cosa contro Speranza, che io ho difeso in aula in più occasioni, ma questo non vuol dire che non bisogna far luce su quanto accaduto. La commissione non deve trovare i colpevoli, ma mostrare delle disfunzioni per evitare che in futuro ce ne siano altre”.