Secondo Moody’s nessun Paese dell’area Euro è al riparo dalla crisi e anche se l’Eurozona manterrà la sua unità senza altre inadempienze oltre a quella della Grecia, il rischio recessione è altissimo per tutti i 17 membri, a meno di spinte politiche per varare provvedimenti shock, che comunque potrebbero portare più paesi a perdere l’accesso al mercato e a chiedere un programma di sostegno.
Nel suo ultimo Economic Outlook, l’Ocse pone l’Italia, nel 2012, in piena recessione, con un Pil (che quest’anno è cresciuto di appena lo 0,7%) in negativo (-0,5%) e si dovrà attendere il 2013 per pallidi segnali di ripresa. E indica, come primi provvedimenti da prendere per il nostro Paese, riforme sul mercato del lavoro, con più flessibilità e moderazione salariale, a cominciare dalle buste paga della pubblica amministrazione che andrebbero tagliate e differenziate su base regionale.
La crisi dell’Eurozona rimane per l’Ocse la fonte principale di rischio per l’economia mondiale e le pressioni connesse che ne derivano sul funding bancario aumentano il rischio di un credit crunch. Un altro grave rischio deriva, secondo L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, evidenzia anche i rischi connessi alla mancanza di azioni sul fronte della stretta fiscale richiesta negli Stati Uniti dalle leggi attuali: questo potrebbe infatti portare a una nuova recessione dell’economia USA che l’attuale politica monetaria espansiva non potrebbe più contrastare.
Intanto Sarkozy dice che se l’Italia cede il cuore stesso dell’euro è in pericolo, mentre volano i rendimenti dei titoli pubblici italiani, con Btp con scadenza decennale che toccano la punta del 7,3%, nel giorno del “Btp Day’: iniziativa nata per dare un segnale positivo ai mercati e per sostenere l’Italia, evento proposto dall’Associazione Bancaria Italiana e che sarà replicato il prossimo 12 dicembre e che riguarderà, in quella data, i titoli di nuova emissione, in particolare i Buoni Ordinari del Tesoro e i titoli a breve termine. Oggi e il 12 basterà recarsi allo sportello della propria banca e sull’acquisto dei Btp non si dovranno pagare le commissioni bancarie normalmente previste.
Tutti attendono l’esito dell’esperimento, sostenuto anche da molti illustri calciatori, e non solo per la somma che si riuscirà a racimolare, ma per misurare la fiducia della gente sul sistema Italia. Già il 13 novembre Giuliano Melani, libero professionista toscano, ha comprato (a proprie spese) una pagina del Corriere della Sera per invitare gli italiani ad acquistare buoni del tesoro e così provare a mettere un freno ad un debito pubblico e uno spread ormai fuori controllo ed avviato una rete di privati cittadini intenzionati a sostenere il debito nazionale. Come nel caso di alcuni studenti di economia di Bologna, che sul loro sito “Ogni promessa è debito” hanno lanciato l’idea di una colletta, affermando che: “non si tratta di fare nessun regalo (…) ma di dare tempo al nostro Paese, il tempo che serve per ricordarci che siamo in grado di fare grandi cose. (…) Questo è un ultimo appello alla classe politica italiana, un vero e proprio do ut des: noi ci assumiamo le nostre responsabilità, ma i nostri amministratori sappiano che salvare il nostro paese è il motivo per cui paghiamo loro gli stipendi”.
In realtà, prima ancora che Melani pubblicasse l’appello sul Corriere della Sera, in rete c’era già chi aveva avanzato una proposta simile. Anche qui nessun imprenditore illuminato o politico generoso, ma gli insospettabili Amici di Beppe Grillo di Bologna che sulle pagine del loro Meetup già dal primo di Novembre avevano iniziato a discutere se dar vita a “Gruppi di Acquisto Solidale di Bond Nazionali”. E lo storico Giovanni Gozzini si domanda, sulle pagine di Vanity Fair, se sia troppo "chiedere ai parlamentari italiani di farsi pagare lo stipendio in titoli di Stato”, poiché se davvero i politici stanno lavorando, indipendentemente dal colore, per il bene del Paese, dovrebbero essere i primi a dare il buono esempio.
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