Reintrodurre in Rai il tetto di 240 mila agli stipendi dei dirigenti. La richiesta, dopo il tentativo fallito dell’opposizione di inserire una norma specifica nel ddl di riforma della governance della tv pubblica in attesa della terza lettura al Senato, arriva ora con decisione unanime dalla Commissione di Vigilanza che, con un parere non vincolante, invita Viale Mazzini a modificare allo scopo il proprio statuto.
Forza Italia fa ora pressione sui nuovi vertici, come il Movimento 5 Stelle che non manca di polemizzare con il Pd, che, votando a favore, avrebbe "cambiato idea". Il parere della Commissione e’ stato fornito su modifiche allo statuto approvate da cda e assemblea degli azionisti per consentire l’emissione di bond. Proprio grazie ad un’obbligazione emessa lo scorso maggio, la Rai ha potuto usufruire della deroga sull’applicazione del tetto agli stipendi dei dirigenti delle aziende pubbliche. Ora tocchera’ al Mise approvare definitivamente le modifiche allo statuto gia’ varate dal cda e segnalare a Rai e Tesoro la raccomandazione della Vigilanza ai fini di eventuali nuovi interventi. Il precedente vertice applico’ nel 2014, a norma del decreto Irpef voluto dal governo Renzi, il tetto ai 44 dirigenti con stipendio oltre 240 mila euro, facendo firmare loro una lettera di accettazione.
Dopo l’emissione del bond, lo stipendio fu rialzato a 15 dei 44 dirigenti, mentre con uno si e’ aperto un contenzioso che e’ in fase di risoluzione. La richiesta della bicamerale riguarda i dipendenti e gli amministratori con deleghe, quindi anche il direttore generale (o il futuro ad), che e’ invece escluso dal tetto nella riforma da poco approvata alla Camera. Secondo le indiscrezioni, Campo Dall’Orto avrebbe un compenso annuo di 650 mila euro, la presidente Monica Maggioni di 360 mila euro. "L’approvazione all’unanimita’ e’ un grande risultato – sostiene il presidente della Commissione di Vigilanza, Roberto Fico -. Non c’e’ nulla infatti che possa giustificare un regime speciale per la concessionaria pubblica". "Ci aspettiamo che al piu’ presto la Rai rimetta mano agli emolumenti di dirigenti e manager che gia’ da tempo superano, e di parecchio, il limite previsto dalla legge", aggiunge da FI Renato Brunetta. "Finisce la pacchia dei super stipendi", fa eco Maurizio Gasparri.
"Il voto unanime di oggi e’ un atto di indirizzo importante", sottolinea il senatore del Pd Francesco Verducci, ricordando che fu l’attuale governo a volere il tetto. Il segretario di Fare! Flavio Tosi protesta, invece, contro lo "scandalo" della presenza in Rai di "giornalisti inattivi da dieci anni, anche se non per colpa loro, ma comunque retribuiti profumatamente". Il riferimento e’ ad una sentenza della Corte di Cassazione che ha riconosciuto il risarcimento per "danno professionale" in favore di Sandro Testi, nominato condirettore di Rai International ma, di fatto, ‘parcheggiato’ "senza mansioni" per dieci anni. Circa 170 mila euro e’ la cifra che la Rai dovra’ pagare al giornalista. Il danno e’ stato calcolato nella misura del 30% dello stipendio, pari a circa 11 mila euro al mese, per ogni mese di ‘parcheggio’.
Trova, intanto, una soluzione la vicenda dei quattro consiglieri Rai in pensione (Carlo Freccero, Guelfo Guelfi, Arturo Diaconale e Giancarlo Mazzuca), che in base alla riforma Madia potevano restare in carica solo per un anno e senza stipendio. Ora una circolare del ministero della PA stabilisce che il tetto di un anno rimanga per incarichi dirigenziali e direttivi, mentre salti per consulenze e cariche in organi di governo delle amministrazioni o di enti controllati (come appunto il cda Rai), "ferma restando la gratuità".
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