Michele Anzaldi, deputato del PD e membro della Commissione di vigilanza Rai, non ha partecipato all’ultima riunione della Commissione di vigilanza Rai. “Non ho partecipato all’ultima riunione della Commissione di vigilanza – ha affermato Anzaldi parlando a Radio Cusano Campus -. Ho chiesto di vedere le schede con cui è stato eletto Foa presidente. Le schede cartacee per legge vengono conservate a vita, se non le può vedere un parlamentare, un componente della Commissione, chi le può vedere? Gli uffici mi hanno detto: bella domanda, ci informeremo. Io ho dei dubbi sull’elezione di Foa e l’ho fatto notare da subito, dal momento dello scrutinio. Si vota con sì o no. Ci sono state due schede su cui, oltre a scrivere sì hanno scritto anche il cognome Foa, in questo modo una scheda che dovrebbe essere anonima diventa riconoscibile. Ho chiesto ai presidenti di Camera e Senato di vedere le schede, ma nell’epoca dello streaming e della trasparenza questo non si può fare. Finchè non mi faranno vedere le schede io non parteciperò alle riunioni della Commissione con Foa”.
Nell’audizione davanti alla commissione parlamentare di vigilanza Foa, nonostante l’allarme lanciato anche da Agcom, parla di equilibrio di presenze e afferma che gli esecutivi Renzi, Letta e Gentiloni ebbero più spazio rispetto al governo Conte. “La delega alla parte editoriale ce l’ha Salini quindi non si capisce perché parli Foa di queste cose. Lui ha due richiami dell’Agcom, che dovrebbe emettere una sanzione ai direttori responsabili delle violazioni sia di par condicio che di pluralismo. Foa deve rispondere all’Agcom, non al Pd. Renzi era protagonista dei tg ma non ha avuto richiami Agcom, i direttori che sono stati cacciati non hanno mai avuto un esposto. Ai tempi di Renzi la Lega era inesistente, i 5 Stelle non andavano all’opposizione, l’opposizione la faceva una parte interna al PD”.
Sul flop del talk ‘Popolo sovrano’. “Il popolo stava solo nel titolo. E’ normale che la gente di fronte a un monologo cambi canale. E’ la trasposizione televisiva del bar. Se io parlo solo col barista è una chiacchiera, se io parlo con tifosi di altre squadre è una discussione diversa, sono punti di vista che si confrontano. Si tratta di applicare il pluralismo, le regole base del giornalismo”.
Sull’assoluzione dell’ex sindaco di Roma Ignazio Marino. “E’ una bella notizia per Marino e per il Pd. Non mi sembra però che le motivazioni della sentenza dicano che il fatto non sussiste, dicono che il fatto non è abbastanza normato, questo vuol dire che non è sanzionabile, ma non vuol dire che il comportamento sia moralmente corretto e giustificato. Comunque questa vicenda ci fa riflettere sul fatto che la politica deve fare la politica, vale per Marino che avrebbe dovuto confrontarsi di più col partito con cui era stato eletto, e vale anche per il Pd che avrebbe dovuto tenere in considerazione il curriculum e l’esperienza e avrebbe dovuto candidare Paolo Gentiloni il quale, se fosse stato candidato, oggi sarebbe ancora sindaco di Roma”.