Non c’è grande squadra senza un grande allenatore che la sappia stimolare correttamente, su questo c’è poco da fare. Per anni le squadre di calcio sono state il palcoscenico in cui i talenti più puri hanno potuto esprimersi in diverse maniere: dalla preparazione atletica al gesto mentale dei calciatori, passando poi per il carisma e la voglia di vincere degli allenatori.
I tecnici passano spesso in sordina perché “meno pirotecnici” rispetto ai giocatori ma, all’atto pratico, sono tra le figure che lasciano l’eredità più duratura all’interno del calcio. In questo articolo andiamo a vedere più da vicino chi sono stati gli allenatori che hanno fatto di più sobbalzare le quote delle scommesse serie a e in che maniera hanno permesso questa veloce rivoluzione.
Diamo la vita al calcio totale
Uno dei nomi più iconici di tutto il calcio Italiano è senza dubbio quello dell’allenatore Arrigo Sacchi, che con il suo Milan a fine anni ottanta ha ridefinito un concetto ben preciso: quello di squadra dominante. Questo è stato possibile abbandonando il tradizionale schema del catenaccio in favore di un calcio più offensivo, aggressivo e sopratutto organizzato.
Le introduzioni di Sacchi sono molteplici ma si possono riassumere nella seguente maniera: impostare una difesa alta, applicare pressing costante ed essere sempre tatticamente sul pezzo. Tutto questo alla fine ha pagato pegno all’allenatore, permettendogli di vincere insieme alla sua squadra ben 2 coppe dei campioni consecutive (1989 e 1990).
Arrigo ha ispirato generazioni di allenatori ed ha sdoganato la ripetizione ossessiva dei movimenti difensivi e offensivi; al giorno d’oggi non ci sarebbe Pep Guardiola senza Sacchi.
Vincere, vincere e vincere difendendo
Poco prima di Sacchi un’altra rivoluzione era stata portata da Giovanni Trapattoni, interprete del vincere difendendo all’Italiana. La Juventus del “trap”, infatti, nella seconda metà degli anni settanta e nei primi ottanta ha vinto molto, se non proprio moltissimo, arrivando a vincere la Coppa dei Campioni nel 1985.
Tutto questo è stato possibile grazie a un calcio pragmatico e solido, dove l’organizzazione difensiva è finita per contare più di tutto il resto; certo, l’abilità e il talento di giocatori come Platini e Boniek sicuramente ha fatto il resto, ma Giovanni Trapattoni ha avuto il merito di aver trasformato giocatori meno performanti in veri e propri pilastri per la propria squadra.
Cosa c’è tra estetica e risultato? La vittoria elegante
Carlo Ancelotti tra il 2001 e il 2009 ha diretto uno dei più forti Milan di sempre attraverso una semplice ma efficace distribuzione delle regole: grandi talenti, un gioco armonioso e sopratutto un grande studio nei confronti degli avversari.
I risultati ci sono stati e sono stati impressionanti: grazie a Pirlo, Kakà e Shevchenko Ancelotti è riuscito a costruire un gioco armonioso e capace di adattarsi agli avversari, con tanto di 2 Champions League vinte durante il corso del decennio
Forse bastava un po’ di difesa a tre
Dopo una ricca carriera da centrocampista, Antonio Conte ha cambiato il calcio Italiano portando alla vittoria assoluta la Juventus, inaugurando il suo periodo di dominio incontrastato, e sfruttando al massimo un modulo tra i più sottovalutati.
Il 3-5-2, infatti, ancora nelle scommesse oggi è una delle formazioni più potenzialmente interessanti del calcio Italiano e da tanti commentatori sportivi è stato definito come il modulo che definisce la serie A all’estero.
Attraverso un pressing feroce e la valorizzazione della difesa a 3, Conte ha dimostrato la possibilità di valorizzare squadre di talenti fermate soltanto dai moduli “zoppi” utilizzati in precedenza: niente male, vero?