Il regista Pupi Avati, intervenuto nella trasmissione “Tutto in Famiglia” su Radio Cusano Campus, ha commentato la proposta di abbassare l’età del voto a 16 anni: “Io sono in controtendenza – ha affermato Avati -. Sarei molto cauto nel mettere il presente nelle mani dei sedicenni”.
“Ho scoperto quello che so della vita adesso, ad ottant’anni. Oggi che sono in prossimità dei miei titoli di coda quello che mi illudevo dovesse essere la vita a 16 anni era meraviglioso ma si fondava su un’inesperienza totale. Oggi l’aver spostato in là le decisioni della vita, come avere una compagna o un figlio, mi sembra sia contraddittorio con la decisione di anticipare il voto a sedici anni. Mi pare soltanto un’idea pubblicitaria”.
Nel ruolo di nonno: “Si è nonno quando si scopre di avere un rapporto profondo, misterioso, fatto di sguardi, sensazioni. I vecchi invecchiando somigliano al bambino che sono stati. I vecchi e i bambini sono vulnerabili, per questo sono i migliori. Non sono le persone assertive, portatrici di sicurezze. Le persone migliori sono quelle più indecise, quelle che soffrono. Il vecchio e il bambino sono così. Sono persone prive di anticorpi. La vulnerabilità ti rende migliore. In ambito recitativo i più vulnerabili e i più timidi, quelli che hanno sofferto, sono quelli che ti danno di più”.
“Sono il protagonista dei miei insuccessi, debbo dire che mi fanno anche molto ridere. Somiglio quasi ad un cabarettista, giro l’Italia a raccontarli. Ho fatto oltre quarantacinque film, ma la maggior parte sono andati male: la notte prima dell’uscita avevo già il discorso pronto per l’Oscar… ma non l’ho mai usato!”.