Se dovessimo essere noi a usare le parole giuste nei consessi internazionali, e dico noi intendendo i cittadini e quindi le popolazioni, useremmo sempre il sostantivo comunità rafforzandone il senso, piuttosto che quell’aggettivo un po’ scialbo che accompagna molti termini di natura economica: moneta comune, bilancio comune, legislazione comune… Perche’ e’ sul quel nome collettivo – comunità, appunto – che i nostri padri, e ancor prima di loro quel romantico visionario chiamato Mazzini, hanno sognato di costruire una nuova idea di patria che superasse i confini geografici e si estendesse a comprendere popoli finalmente uniti da interessi di pace e di progresso, dopo la distruzione e la barbarie della sciagurata ideologia nazista. E perche’ oggi più che mai possono essere proprio quei popoli, ormai mescolati tra loro in un più vasto territorio e consapevoli degli stessi valori da difendere, liberta’, democrazia, solidarieta’, a sentirsi comunita’ e a partecipare della crescita tutti insieme, senza divisioni tra i più forti e più deboli, ma con la stessa volonta’ di lavorare ciascuno per il bene di tutti.
E’ quello che qualcuno, magari qualche professore dal curriculim altisonante, dovrebbe spiegare alla Merkel, insistendo sul fattore umano più che su quello prettamente finanziario che sembra prioritario nelle menti dei banchieri.
Ne’ gli eurobond ne’ il fiscal compact possono produrre miracoli se manca il lavoro, specialmente se le decisioni prevedono mesi di discussioni tardando ad arrivare e a sortire effetti: i benefici sperati potrebbero invece essere prodotti più celermente da un immediato allargamento delle opportunita’ di lavoro ai cittadini europei all’interno dell’Unione, attraverso lo scambio delle offerte occupazionali e della ricerca di manodopera tra tutti gli Stati europei, compresa la Germania.
Perche’ mai un ingegnere o un imprenditore italiano non puo’ essere contattato da un’azienda tedesca o trovare li’ spazio più ampio alla sua azienda? Avviciniamo i nostri cittadini. Facile a dirsi e difficile a farsi? Cominciamo noi italiani residenti all’ estero a mettere in pratica questo suggerimento, puntando sui nostri connazionali, se abbiamo voglia di rinnovarci o di scoprire nuovi talenti. E saremo fieri di aver contribuito ad aiutare non solo l’ Italia, ma l’Europa intera, a riconoscere il valore politico della scelta dei nostri padri, quello di dar vita a una vera grande comunita’ umana e non solo ad un’unione oligarchica di puri economisti.
*già senatrice della Repubblica Italiana nella scorsa legislatura
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