Un ‘red light district’ a Napoli. Fa discutere l’idea del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che, nei giorni scorsi ha ipotizzato la realizzazione di un quartiere a ‘luci rosse’, una zona in cui la prostituzione sia esercitata e tenuta sotto il controllo sanitario e delle forze dell’ordine. Il modello a cui guardare e’ quello della Capitale olandese Amsterdam.
Nelle intenzioni del sindaco, l’individuazione di una sorta di zona dove le lucciole possano accogliere i propri clienti per contrastare il racket della prostituzione. Perche’ anche se, come ricorda de Magistris, la prostituzione in Italia non e’ reato, ma lo e’ il suo sfruttamento, contro questo fenomeno non servono ‘manganelli’.
Un progetto sperimentale che potrebbe partire presto, ha detto il primo cittadino partenopeo: "Dobbiamo individuare un’area in cui si sa che e’ praticata la prostituzione e, in questo modo, ridurre anche la presenza della criminalita’ organizzata perche’ quell’area verrebbe controllata strettamente dalle forze dell’ordine’.
De Magistris ha in mente il cosiddetto ‘zooning’, aree di prostituzione legalizzata e controllata gia’ attive in altri Paesi dove, appunto, siano previsti controlli socio-sanitari e vigilanza delle autorita’. ‘Una zona cuscinetto’, insomma, da destinare alle lucciole, perche’, ha sottolineato, ‘quello che serve e’ controllare e prevenire e cosi’ si arginano anche i mercanti di carne umana. Si potrebbe sperimentare – ha affermato – lo trovo un fatto positivo per una grande citta’ internazionale". Prima del sindaco arancione, anche il sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci, aveva parlato dello stesso argomento, facendo sapere di voler prendere tre mesi di tempo per individuare aree non abitate e ben illuminate che, a rotazione, potrebbero essere utilizzate dalle prostitute.
Piu’ che un vero quartiere a luci rosse, quindi, nel caso di Ravenna, Matteucci ha in mente ‘aree dedicate’ lontane dal centro abitato. Mentre impazza il toto-quartiere, per capire dove e se sara’ localizzata quest’area e, in tanti, pensano a Napoli est, il dibattito sull’opportunita’ o meno di realizzare questa ‘zona a prostituzione controllata’ in citta’ puo’ dirsi solo agli inizi.
Una bocciatura secca e’ arrivata dalla Curia napoletana. In occasione della festa di Santa Patrizia, copatrona della citta’, l’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, ha parlato di "diversivo". "Non si tratta di chiudere gli occhi di fronte a una realta’ non gradevole – ha detto – piuttosto si tratta di tenere gli occhi ben aperti, in maniera onesta e chiara, rispetto a una realta’ che merita altra attenzione, altri comportamenti, altre iniziative e altra concretezza".
Tra questi Sepe cita la Comunita’ Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi, il centro di solidarieta’ ‘Casa di Tonia’ "e le tante altre iniziative positive e concrete di vero aiuto che affrontano i problemi. Le luci rosse abbagliano, non risolvono i problemi ma illudono".
Da qui la controproposta del cardinale: "Facciamo delle case dove si possa ridare dignita’ e riabilitare, non commercializzare o pagare una tassa al Comune. E’ questa la strada per combattere anche la criminalita’ ed e’ questa la strada sulla quale da sempre opera la Chiesa, senza alcuna caratterizzazione confessionale, come hanno ampiamente dimostrato il compianto don Benzi e tanti altri sacerdoti o religiosi che, anche qui a Napoli e nel silenzio, hanno dedicato e dedicano il proprio impegno a questo mondo, che comunque e’ mondo della sofferenza, e’ mondo della solitudine, e’ mondo della mortificazione e del disprezzo del ruolo e della dignita’ della donna".
A favore dell’idea di un quartiere ‘a luci rosse’ i Verdi campani, per i quali la ‘legalizzazione e la tassazione della prostituzione a Napoli e’ un atto e una battaglia di civilta’ e modernita’". Per il commissario regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli e il consigliere comunale Carmine Attanasio si tratterebbe di "un modo per incassare contributi da chi esercita questa professione, per colpire frontalmente la criminalita’ che gestisce quasi totalmente questo mondo e smantellare l’ipocrisia di chi gira la faccia davanti a un problema che esiste da millenni. Inoltre in questo modo chi si prostituisce sara’ piu’ protetto, regolamentato e controllato meglio a livello sanitario. Lo stesso discorso vale per i clienti che in questo modo sarebbero piu’ sicuri".
Borrelli, nel tentativo di documentare le condizioni delle prostitute nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, nella notte tra il 22 e il 23 agosto, e’ stato aggredito da alcune lucciole e preso a bottigliate. ‘Sono stato aggredito – racconta – mentre avevo iniziato a fotografare le strade piene di donne e travestiti che avevano preso totalmente possesso del territorio – ha raccontato – Volevo documentare lo status quo di uno dei tanti luoghi di Napoli invasi da queste persone, chiaramente nelle mani della criminalita”. Borrelli non si era accorto che tre donne erano alle sue spalle ed e’ stato aggredito.
‘Hanno tentato di prendere la macchina fotografica digitale che stavo usando – ha aggiunto – una mi ha afferrato la mano, un’altra mi ha morso sulla spalla e la terza mi ha infilato una mano nella tasca della giacca strappandomela". Una di queste donne gli ha lanciato una bottiglia che lo ha colpito alla testa. Borrelli, pero’, che era in sella al suo scooter, indossava il casco, cosa che ha evitato gravi conseguenze. L’accaduto e’ stato denunciato alla polizia dallo stesso responsabile campano del partito verde.
‘Credo che questo terribile episodio – ha proseguito – possa servire a far capire a tutti quanti che la situazione della prostituzione non puo’ restare come e’ oggi tollerata in modo ipocrita da tutti per non affrontare il problema". Borrelli ha confermato, quindi, la sua posizione favorevole espressa anche prima dell’aggressione: "Ritengo che la proposta di de Magistris di mettere le prostitute in luoghi controllati e protetti sia il modo migliore per difenderle e per arginare il fenomeno".
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