Un attacco al prodotto Made in Italy. La Croazia ha chiesto alla Commissione Europea di registrare il suo vino chiamato Prosek. Ora, rischia di ripetersi la storia del Tokaji. Basta ricordare ciò che accadde al vino Tocai del Friuli-Venezia Giulia che portava un nome troppo simile a quello del vino ungherese, per l’appunto il Tokaji. Alla fine, dopo l’accordo tra Italia ed Unione Europea del 1993, ai produttori friulani fu vietato di chiamare il loro vino Tocai. La somiglianza era relativa solo ed esclusivamente al nome in quanto il Tocai Friulano ed il Tokaji Ungherese erano completamente diversi come vini per colore, profumo, gusto e come metodi di produzione, e come vitigni.
Così, il vino italiano in questione è chiamato Friulano. Questo avvenne nonostante i ricorsi fatti dalla Regione Friuli-Venezia Giulia nel 2008.
Ora, lo stesso discorso dovrebbe valere per il Prosecco italiano e per il Prosek croato, questa volta in favore dell’Italia. Si dovrebbe vietare ai croati di usare il nome Prosek per il loro vino.
Sia chiaro, nessuno ha qualcosa contro la Croazia ed il popolo croato. Però, l’Italia deve difendere il suo prodotto. Infatti, riguardo ai prodotti made in Italy non vi è solo un discorso qualitativo, visti gli standard molto alti dei vari disciplinari del nostro Paese, ma vi è anche un discorso di famiglie e di posti di lavoro. Le aziende che producono i vari prodotti agroalimentari, come formaggi, vini ecc, danno lavoro a tante persone e (quindi) danno da mangiare a tante famiglie.
Ogni attacco al prodotto Made in Italy (il quale è certamente ricercato ed imitato) rischia davvero di fare un danno all’economia del nostro Paese e di mandare a casa tanta gente che lavora. Questo è il guaio.