Ci sono gli Stati Uniti sul trono mondiale del vino. Una volta era in Italia che si beveva il vino, adesso la geografia è cambiata. Americani al comando con 30,1 milioni di ettolitri, quindi la Francia con 27,2 poi Italia e Germania, appaiate con 20,5. È la rivoluzione del vino e in Italia i consumi sono scesi al minimo storico dall’Unità, anche se nel 2015 c’è stato un leggerissimo risveglio con un +0,3%.
Scende il consumo nei Paesi dove, storicamente il vino è nato: Italia, ma anche Francia che nell’ultimo anno ha segnato un -1,3%. Sale la Germania, +1,1% e anche gli Stati Uniti, +1%.
"Negli ultimi anni – ha spiegato la Coldiretti – si è verificata una vera rivoluzione nel mondo del vino a partire dal nostro Paese dove i consumi interni sono scesi al minimo dall’Unità d’Italia. Gli italiani hanno detto addio a quasi un bicchiere di vino su quattro negli ultimi dieci anni. Il risultato di questa rivoluzione è che la quantità di vino Made in Italy bevuto in Italia è risultato addirittura inferiore a quella bevuta fuori dai confini nazionali".
E se il record negativo può far discutere, la crescita degli Stati Uniti, la passione degli americani per il vino adesso, incredibilmente, è diventata inversamente proporzionale a quella italiana. Se una volta gli States erano il Paese della birra, beh quei tempi sono stati già dimenticati. La cultura per il vino ha contagiato e in questo fervore, sottolineato dai risultati presentati dalla Organizzazione Mondiale del Vino e della Vite (OIV) sono le bottiglie italiane a essere protagoniste. In questo caso, fortunatamente, in senso altamente positivo. Infatti l’anno scorso le vendite di vino italiano all’estero hanno raggiunto il record di 5,4 miliardi di euro (+5%) per un effetto di incremento in valore del 13% negli USA e se anche la Gran Bretagna sale (+11%) la Germania si mantiene sui valori assoluti. E se il consumo di vino, in tutto il mondo, si è stabilizzato dopo la crisi del 2008, gli Stati Uniti si sono confermati al vertice.
C’è una differenza di quasi 11 milioni ettolitri tra gli Stati Uniti e l’Italia. Complessivamente, sempre secondo i dati resi noti dalla OIV, al mondo il vino, ha registrato aumenti in tutti i settori: dalla superficie coltivata, alla produzione e per finire al consumo.
I Paesi che hanno registrato il maggior incremento per ciò che riguarda le coltivazioni sono stati Nuova Zelanda e Cina, mentre in questo campo l’Europa, nella sua totalità, ha registrato un nuovo decremento rispetto al 2014. Con la Spagna al comando per superficie, alle sue spalle ci sono Cina e Francia. I numeri li ha dichiarato Jean Marie Aurand, dalla sede di Parigi della OIV, nel convegno nazionale dell’altra settimana, che, come ogni dodici mesi, fa il punto sulla situazione Mondiale del settore vinicolo. Con la produzione che è cresciuta rispetto al 2014 del 12%, al comando in questo settore c’è l’Italia che è il più grande produttore al mondo con 49,9 milioni di ettolitri, seguita dalla Francia (47,5) e la Spagna (37,2).
Ma gli Stati Uniti, che come visto sono i primi consumatori al mondo, per il terzo anno consecutivo hanno registrato un aumento della produzione che adesso ha raggiunto i 22,1 milioni ettolitri. Un segnale importante, e da non sottovalutare, su quello che oggi la parola ‘vino’ significa negli States. E infatti se una volta era soprattutto la California, la
culla della produzione vinicola statunitense, adesso il raggio si è allargato. Le aziende vinicole crescono, quasi in tutti gli stati, e le qualità di vino maggiormente apprezzate, e coltivate, sono quelle che portano in Italia. Ma il fenomeno vino, negli USA, non si ferma al… ‘fermo’. C’è stato, e continua, anche il boom del frizzante.
Il Prosecco ha incantato gli americani e viene preferito sempre più allo Champagne e non soltanto per il costo di una bottiglia (che comunque incide, media di 52 dollari per lo Champagne contro i 12 del prosecco). Negli Stati Uniti, alla fine delle 52 settimane, che per i bilanci sono calcolate alla conclusione del mese di ottobre, si è assistito a una crescita del 10% per quello che è chiamato ‘sparklin wine’. E il Prosecco nell’anno ha registrato un +36% nelle vendite contro l’8% dello Champagne e la differenza, che una volta era abissale tra le due bottiglie si è ristretta, anche se il ‘made in France’ continua a guidare con il 20% delle vendite contro il 14% degli italiani.
Discussione su questo articolo