Sul Resto del Carlino, edizione di Bolonga, si parla del prosciutto toscano, eccellenza made in Italy.
È intorno al XV secolo, al tempo dei Medici, che la produzione di prosciutto toscano viene regolamentata con disposizioni specifiche per l’intero processo di lavorazione. Nei secoli – scrive si legge sul quotidiano – la produzione passa da un livello familiare ad allevamenti e centri di trasformazione artigianali.
Le antiche tecniche di lavorazione si tramandano, conservando la particolarità toscana che utilizza soltanto cosce fresche derivanti da suini nati e allevati in Toscana e nelle regioni limitrofe che rientrano nel circuito dei prosciutti Dop italiani. Il Consorzio del prosciutto toscano Dop si è costituito nel 1990 ed è composto da 21 aziende toscane.
I produttori hanno adottato un rigido disciplinare di produzione che prevede l’obbligo della tracciabilità dall’allevamento al consumo.
Per difendersi dai falsi prodotti e dalla ‘agropirateria’ ha registrato il proprio marchio negli Stati Uniti, in Canada e Giappone in modo che nessuno possa utilizzare immagine, logo o dicitura ‘Prosciutto toscano’ .
Tra i mercati stranieri, al primo posto la Germania, quindi Gran Bretagna, Francia, Belgio, Danimarca, Lussemburgo e Norvegia, Bene le vendite anche negli Stati Uniti, in Canada e Giappone.