Sempre più falso made in Italy nel mondo. E’ il fenomeno dell’italian sounding, viene spacciato per italiano ciò che in realtà italiano non è.
Di questo parla il focus che oggi l’edizione Mezzogiorno del Corriere della Sera dedica alla contraffazione del made in Italy, che oltre confine cresce sempre di più.
Solo nel 2018 il ministero delle Politiche agricole ha svolto oltre 1.500 controlli sulle vendite.
Per difendersi dal reato di agropirateria – cioè l’uso fraudolento di un marchio made in Italy nel settore agroalimentare – il Consorzio del Prosciutto toscano dop, di cui fanno parte 21 aziende, ha deciso di registrare il proprio marchio in Stati Uniti, Canada e Giappone, dove il rischio che sia contraffatto il marchio italiano è maggiore.
Sempre secondo quanto riportato dall’autorevole quotidiano, i Paesi che apprezzano di più il nostro prosciutto (che gode della qualifica di origine protetta dal 1996) sono Germania, Inghilterra, Francia, Belgio, Danimarca, Lussemburgo e Norvegia, ma anche Usa, Canada e Giappone.