Il Prosciutto di Parma archivia un 2023 non semplice, con circa 7,4 milioni di cosce marchiate, a cui si sta facendo seguito un ulteriore calo nell’anno in corso.
Il comparto comprende circa tremila addetti nelle 130 aziende di stagionatura, tutte situate nella tipica zona di produzione, nell’area collinare del parmense.
Il Disciplinare del Consorzio del Prosciutto di Parma – scrive Il Resto del Carlino – prevede la stagionatura al naturale di carni di suino nati e allevati nei 3.600 allevamenti della filiera italiana Dop, in 11 regioni del Centro-Nord Italia.
“Prima del Covid – spiega Paolo Tramelli, marketing manager del Consorzio – lavoravamo 9 milioni di maiali, poi con la pandemia si è ridotta la produzione per ragioni operative e di mercato”.
Al vertice del Consorzio Prosciutto di Parma è stato nel giugno scorso rieletto Alessandro Utini che ha ribadito la missione del Consorzio in quella di “continuare a valorizzare in modo sempre più incisivo la qualità e la distinzione del nostro prodotto, che sono elementi inderogabili, capaci di qualificare in modo univoco il Prosciutto di Parma”, puntando con decisione anche sull’estero.