E’ pronta la prima mappa dei microrganismi che vivono nel corpo umano, il cosiddetto ‘microbioma’. Il risultato, che si e’ guadagnato la copertina di Nature, si deve al Progetto internazionale Microbioma Umano (Hmp) ed e’ uno strumento senza precedenti al servizio della prevenzione e di future cure. La mappa costituisce infatti la prima base per studiare le caratteristiche e il comportamento dei numerosissimi microrganismi ospitati dall’organismo umano e il modo in cui possono influenzare la salute umana. Il lavoro, durato cinque anni, e’ descritto in due studi coordinati dagli Stati Uniti con Barbara Methe’ del Craig Venter Institute e Curtis Huttenhower dell’universita’ di Harvard. Altri 14 lavori collegati sono stati pubblicati oggi sulle riviste PLos One, PLoS Genetics e PLos Computational Biology. Per la prima volta i ricercatori sono in grado di rispondere a due domande cruciali: che cosa e’ il microbioma umano e cosa fa?
Il corpo umano, spiegano gli esperti, contiene migliaia di miliardi di microrganismi, che superano nel numero le cellule umane e costituiscono circa il 3% della massa del corpo. Per analizzare il Dna del microbioma umano i ricercatori hanno raccolto microrganismi da 242 adulti in buona salute. I campioni provengono da 18 siti del corpo, fra cui apparato respiratorio, pelle, bocca e vagina e hanno permesso di calcolare che il microscopico ‘zoo’ che vive nell’uomo comprende 10.000 specie diverse, in precedenza erano state isolate solo un centinaio di specie di batteri. I risultati rivelano che la composizione di queste comunita’ di microrganismi e’ sorprendentemente varia e abbondante. I microrganismi possono variare notevolmente non solo da sito a sito su una singola persona, ma anche da persona a persona. Le differenze etniche e di razza contribuiscono a questa varieta’ ma, rilevano i ricercatori, e’ interessante notare che nonostante le differenze nei microrganismi presenti sullo stesso sito del corpo tra persone diverse, i batteri nel complesso eseguono analoghe mansioni metaboliche. Si pensa che queste comunita’ abbiano un ruolo crociale per la sopravvivenza umana e per la salute. I batteri che vivono nel tratto intestinale, per esempio, permettono di digerire il cibo e assorbire sostanze nutritive, scomponendo gran parte delle proteine, dei lipidi e dei carboidrati nella nostra dieta, che altrimenti non potremmo assimilare. Inoltre, producono sostanze benefiche, come le vitamine e anti-infiammatori che il nostro organismo non puo’ produrre.
I lavori dimostrano, inoltre, che il microbioma contribuisce alla sopravvivenza umana, con un numero maggiore di geni rispetto ai geni degli uomini stessi. Se nell’uomo sono presenti 22.000 geni coinvolti nelle attivita’ metaboliche, si stima che il microbioma contribuisca con 8 milioni di geni, ossia 360 volte in piu’ rispetto all’uomo stesso. ‘Proprio come il sequenziamento del genoma umano ci aiuta a capire come i geni di una persona la mettono a rischio o la proteggono – osserva Huttenhower – cosi’ conoscere i geni del microbioma ci puo’ fornire informazioni sui benefici per la salute o i rischi’.
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