Boccaccio vi ambientò una novella de Il Decamerone ed Elsa Morante il celebre romanzo L’isola di Arturo. Più recentemente, Massimo Troisi vi girò Il Postino e Anthony Minghella Il talento di Mr. Ripley, con Matt Damon e Gwyneth Paltrow: insomma, Procida è un luogo di bellezza così straniante da riuscire a incantare artisti e turisti.
È la più piccola e la meno conosciuta delle isole del golfo di Napoli da cui dista 13 miglia; con Vivara e Ischia forma le isole Flegree. È collegata a Napoli e Pozzuoli (ma anche con Ischia) con frequenti corse giornaliere di traghetti e aliscafi: la traversata dura dai 30 ai 55 minuti. Appena arrivati, si rimane folgorati dalla visione dalle case, dipinte di mille colori diversi perché così i pescatori, anche da lontano, potessero riconoscere la propria.
Procida nell’alto medioevo fu spesso oggetto delle incursioni dei pirati saraceni, e ciò spiega le torri di guardia (la meglio conservata è quella cinquecentesca in località Rotonda) e il “trasloco” della popolazione sul promontorio di Terra Murata, più facilmente difendibile: qui vennero scavati i fossati e le case nel tufo.
Marina Grande è il porto commerciale dell’isola: ogni pomeriggio, verso le 16, si può acquistare il pesce direttamente dai pescatori.
BELLEZZE ARCHITETTONICHE Caratteristico è il palazzo Montefusco, del 1100, dalla bella merlatura. Sotto la grande banchina, le grotte scavate nel tufo per accogliere le barche, oggi per lo più utilizzate come magazzini. Un maestoso cancello segnala la presenza della scuola Caracciolo, il più antico istituto nautico d’Europa. Nella piazza Sent’cò (Sancio Catolico), la chiesa di Santa Maria della Pietà del 1616, teatro di tutte le manifestazioni religiose più importanti. Da qui si sale verso i 91 m di Terra Murata (il nome richiama alle fortificazioni medievali) verso il cuore antico di Procida che è un dedalo di vicoli, di passaggi e di stradine coperte. Da vedere il palazzo reale fatto costruire dal cardinale d’Aragona Innico d’Avalos nel 1563, a strapiombo sul mare.
LE PITTORESCHE TRADIZIONI DELL’ISOLA Ben sei spiagge circondano Procida e molto ben attrezzate. Anche se l’isola è meno sfruttata turisticamente di Ischia e Capri, Procida offre al turista diverse possibilità, dai tesori artistici e architettonici, dalla natura all’archeologia (gli appassionati possono trovare molti reperti nei bellissimi fondali marini). Ma l’anima più popolare di Procida si manifesta nelle suggestive processioni, nelle cerimonie legate alla tradizione religiosa, e nelle tante sagre. A settembre si svolge in vece il premio letterario intitolato a Elsa Morante. E in qualsiasi stagione dell’anno, assolutamente consigliata, infine, un’escursione in barca. Hotel, residence, case in affitto, bed&breakfast: per tutti i gusti, insomma.
Per chi ama vivere all’aria aperta, e goder e dei profumi della terra stando a due passi dal mare, potrebbe essere una buona idea soggiornare nei diversi campeggi dell’isola.
IL GIALLO E’ RE DELLA TAVOLA Il re della tavola è il limone, quello di Procida è davvero particolare perché è più grande e più dolce. Così, oltre al liquore tipico, il limoncello, viene preparata la crema al limone (liquore con latte e limone), le lingue di suocera (dolci di pasta sfoglia ripiene di crema al limone), le granite, i babà al limoncello, e una specialità: l’insalata di limoni da abbinare al pesce fresco e da condire con olio, aglio, peperoncino e foglie di menta o prezzemolo. Altrimenti, altra pietanza prelibata è il crudo di alice al limone, cioè filetti di acciughe fresche cotte nel succo di limone e poi condite. Tra gli ortaggi, da gustare carciofi, zucchine, peperoni (specie quelli verdi), zucche e le melanzane con cui preparare la parmigiana. Freschissimo il pesce: alici, tonno, merluzzi, polpi, seppie, calamari.
Buonissime sono le cicarelle (pannocchie), preparate con sugo di pomodoro, olio, aglio e peperoncino. Altra leccornia, il coniglio alla cacciatora: una tradizione che risale al 1700, quando i re borbonici (per un certo periodo Procida seguì Napoli nelle dominazioni) venivano sull’isola da Napoli per cacciare il delicato coniglio selvatico di Vivara. Vini: Falanghina e Aglianico.
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