Venerdì 29 gennaio 2016, a Vernier, circa 250 italiani sono venuti ad ascoltare i loro parlamentari eletti all’estero e gli organi eletti in Svizzera. Nella sala era presente uno spaccato della comunità italiana a Ginevra e in Svizzera, rappresentata da due membri del CGIE (Paolo Da Costa e Maria Bernasconi) da tre presidenti dei Comites della Svizzera (il presidente dell’InterComites e Comites di FR, VD, VS Grazia Tredanari; il presidente del Comites du BE e NE Mariachiara Vannetti e il presidente del Comites di Ginevra Andrea Pappalardo, accompagnato quest’ultimo da vari membri dell’organo eletto) e, inoltre, da Mariano Franzin responsabile dell’Ital-UIL Svizzera. Il pubblico numeroso era composto da quanti volevano chiarimenti ed informazioni sui punti annunciati nel programma.
Eletti ed elettori uno di fronte all’altro, dunque: sul palco, invitati dalla SAIG, ideatrice e promotrice della serata, oltre ai parlamentari On. Laura Garavini, On. Gianni Farina, On. Alessio Tacconi, erano sedute anche le autorità italiane – l’Ambasciatore d’Italia in Svizzera Marco Del Panta e il console Andrea Bertozzi – per una discussione attorno ad argomenti importanti che interessano gli italiani all’estero.
Dobbiamo precisare, infatti, che la serata si voleva informativa e di confronto con i parlamentari eletti all’estero attorno ai vari problemi, secondo una scaletta annunciata nel programma e che riportiamo qui di seguito:
– Doppia imposizione fiscale
– Legge di stabilità
– Canone TV
– Legge relativa alle elezioni dei Comites
Dopo il saluto delle autorità, fra cui ricordiamo anche quello caloroso del sindaco di Vernier Ivan Rochat, quello di Sami Kanaan Consigliere Amministrativo al Département de la culture et du sport della città di Ginevra (il quale ha ricordato come la collettività italiana sia parte del tessuto della città, che gli italiani non siano "des étrangers" ma "des genevois comme nous"), cui si è aggiunto quello dell’Ambasciatore Del Panta – da poco insediato in Svizzera, come lui stesso ha ricordato, e al suo primo evento circoscrizionale – la scaletta prevedeva un alternarsi di domande poste ai tre deputati presenti, ogni volta centrate su uno dei punti. Da notare che la SAIG ha precisato di aver invitato tutti i sette parlamentari eletti all’estero (cinque deputati e due senatori) ma alcuni hanno declinato l’invito, ritenendo poco efficace ed utile l’evento; altri, già annunciati ed attesi, all’ultimo momento hanno modificato le priorità e rinunciato alla tribuna ginevrina.
Mentre il coordinatore della SAIG, Carmelo Vaccaro, moderava l’incontro dando la parola ai parlamentari e porgendo il microfono alle domande in sala, i punti sono stati introdotti dall’Avv. Alessandra Testaguzza e dal Prof. Bernardino Fantini, entrambi noti alla comunità italiana.
Precisiamo subito che l’ultimo punto non è stato trattato, perché il tempo a disposizione non lo ha permesso. In effetti i primi tre oggetti della serata hanno suscitato tante e tali domande e provocato una serie di reazioni al punto che la scaletta ha subito degli slittamenti considerevoli.
Il pubblico è stato deluso o soddisfatto da questa serata? Gli umori e l’atmosfera della sala possono suggerire una risposta facile a questo quesito: i punti hanno toccato corde sensibili e suscitato commozione ma anche irritazione, se non collera in alcuni casi. Ma andiamo per gradi. La prima domanda, posta dall’Avv. Testaguzza, riguardava la doppia imposizione fiscale ed era direttamente collegata all’amnistia fiscale e alla necessità di denunciare i beni posseduti in Italia.
Ricordiamo brevemente che non esiste per legge una doppia imposizione fiscale: un italiano residente in Svizzera che paghi già le tasse in Italia per i beni immobili posseduti (IMU), non sarà ovviamente tassato anche in Svizzera per gli stessi beni. Tuttavia un cambiamento è in atto, derivato dalla cosiddetta amnistia fiscale (che è entrata in vigore il 1 gennaio 2010 e che lascia una finestra aperta ancora per un certo periodo) e dalla denuncia spontanea di tali beni (dénonciation spontanée non punissable).
I tre deputati hanno risposto, con le dovute differenze, sottolineando la necessità di aderire all’amnistia fiscale svizzera e a far sì che ciascuno provveda a denunciare i beni posseduti in Italia. Tale regolarizzazione, hanno ribadito, è fondamentale per chiarire la propria posizione e per evitare le sanzioni previste dalla normativa.
Il conteggio del valore dell’immobile, come ha precisato l’On. Garavini, prima a prendere la parola, è solo necessario per il conteggio delle tasse. Infatti il computo del valore globale di un immobile posseduto, detto valore locativo, può far scattare un’aliquota superiore e quindi una percentuale di tasse in più. Non si tratta di una doppia imposizione, ma di una possibile percentuale supplementare di imposte da pagare. L’On. Garavini ha inoltre ricordato l’esonero per i pensionati dal pagamento dell’IMU e della TASI. Prendendo a sua volta la parola, l’On. Farina ha ripetuto che non esiste una doppia imposizione fiscale, ma che c’è comunque qualcosa da pagare; l’onorevole ha sottolineato che una discussione in Parlamento è possibile per ottenere che il valore dell’immobile non venga aggiunto nel calcolo delle tasse da pagare. Una battaglia ancora da combattere, quindi, secondo l’On. Farina, cui ha fatto eco in seguito l’On.Tacconi, in modo che gli italiani all’estero non vengano tassati ingiustamente. La legge è ormai approvata, ma forse si può ancora modificare qualcosa. La domanda che ci poniamo noi è di sapere in quale modo. Questa successione dei fatti, che prevederebbe un possibile aggiustamento in un secondo tempo, non ha infatti mancato, come vedremo, di suscitare polemiche in sala. L’On. Tacconi ha preso la parola per ultimo, ribadendo da un lato che c’è necessità d’informazione su questa "doppia imposizione fiscale" e dall’altro mettendo l’accento sugli accordi Svizzera-Italia e sulla Road Map, sulle tappe quindi dell’applicazione della legge, che prevede una serie di punti fra cui quello della doppia imposizione. Secondo l’On. Tacconi, come dicevamo, questo è il momento giusto per intervenire e portare avanti un discorso di chiarezza ed equità, facendo notare per esempio che la percentuale non è calcolata allo stesso modo nei vari cantoni.
Dal pubblico le domande sono state molte ed espresse con toni accesi. Numerosi sono i casi particolari: a titolo d’esempio alcuni dei presenti si sono domandati perché non si è pensato a discernere fra chi ha un appartamento in Italia che non produce reddito, perché non è affittato e, anzi, genera solo costi e chi invece lucra sugli immobili posseduti. Domanda legittima, che apre uno spaccato delle possibilità e delle difficoltà cui andranno incontro gli italiani residenti in Svizzera; da non sottovalutare, come ha ricordato il moderatore, la possibilità di vedere il proprio reddito imponibile aumentato, con il rischio di sanzioni penali, qualora in passato una persona abbia usufruito degli aiuti dei servizi sociali svizzeri. Al microfono che circolava in sala altri commenti sono stati espressi: sono trapelati in filigrana gli anni in cui gli italiani hanno sopportato una vita di stenti e si sono addossati sacrifici enormi (si pensi a chi è arrivato alla fine degli anni Cinquanta o negli anni Sessanta, ai moti di intolleranza, alla vita nelle baracche…) per poter migliorare la propria vita e quella dei propri familiari e costruire mattone dopo mattone una casa in Italia. Quegli anni sono ancora vicini, quella generazione era ampiamente presente in sala: quando si parla di casa tornano in superficie le ferite e con esse l’orgoglio per il proprio lavoro, per l’onestà di aver sempre pagato tutto e non voler ancora pagare alla Svizzera qualcosa che è sentito fortemente, in maniera generale, come non dovuto. Sono queste le ragioni, a nostro parere, per cui un argomento simile tocca tanto gli italiani all’estero e, se possiamo permetterci una differenza, in Svizzera in modo particolare, il paese giusto al di là delle Alpi che ha accolto tanti italiani dalla fine degli anni Cinquanta in poi. È per questo, cari onorevoli, che gli italiani residenti in Svizzera e arrivati decenni fa si aspettano da voi che la questione, con tutte le dovute differenze, venga trattata con profondo rispetto e aprendo una serie di eccezioni, al fine di non dover continuare a pagare una casa che è già costata tanto a tutti i livelli. È per questo che gli italiani presenti in sala si sono domandati perché non sia stato possibile far qualcosa prima che la legge passasse, invece di cercare di emendarla ora. Cari onorevoli, cara On. Garavini, non è sufficiente dire, a nostro parere, che "in Svizzera si vive bene", che tutti si possono permettere "un appartamento in Italia", che esistono i vari pilastri per garantirsi una buona pensione, che le pensioni sono alte e che per questo gli italiani all’estero, nella fattispecie in Svizzera, devono contribuire alle casse di uno Stato italiano in difficoltà (eliminare la TASI e l’IMU per gli italiani all’estero, a titolo d’esempio, comporterebbe 94 milioni di euro per lo Stato italiano, ha ricordato l’On. Garavini). Un moto d’orgoglio è forse necessario, ma si tratta di sapere di che orgoglio parliamo e se tale orgoglio ha poi un riconoscimento qualunque.
Le opinioni, condivisibili o meno, espresse dall’On.Garavini hanno infiammato quei presenti in sala che hanno sofferto costruendo un benessere per sé e per le proprie famiglie, benessere rappresentato anche da un appartamento in Italia; parole inaspettate, che hanno creato un’atmosfera ostile che ha contagiato la platea ed inquinato la discussione sugli altri punti. D’altronde l’onorevole aveva anticipato che quello che avrebbe detto non sarebbe piaciuto alla platea. E così è stato. Il moderatore Carmelo Vaccaro, ha ricordato a questo proposito una differenza importante fra gli italiani in Italia e quelli all’estero, differenza legata anche ad affetti che non si possono toccare: è vero infatti, ha detto Carmelo Vaccaro, che "questi italiani all’estero, che i parlamentari dovrebbero rappresentare, non hanno visto invecchiare le mamme".
Anche il terzo punto ha un legame con la casa in Italia o, meglio, con il fatto di possedere una televisione in una casa in Italia. Da quest’anno il canone TV sarà introdotto nella bolletta dell’ENEL e solo con una dichiarazione a posteriori chi non è in possesso di una TV potrà evitare il pagamento del canone. Questa procedura, tesa ad colpire gli evasori del canone (in primis, ovviamente, gli italiani in Italia che evadono questa tassa da anni, vantandosi quasi di un’abitudine senza conseguenze), colpisce tutti quegli emigrati che vanno in Italia solo per un breve periodo all’anno, al massimo per un mese o due. Il pubblico ha chiesto alla tribuna perché non si è fatto nulla per diminuire il canone degli italiani all’estero, in rapporto proporzionale all’occupazione della casa durante l’anno: il pagamento di una percentuale in meno, da stabilire, avrebbe reso più equa la tassa. Fra l’altro, ricordiamo che coloro che non avessero finora pagato il canone, proprio perché assenti per la maggior parte dell’anno, saranno soggetti a una multa per coprire il pagamento degli ultimi dieci anni (canone TV retroattivo).
Gli onorevoli sono stati chiari nella loro risposta: c’erano altre priorità, ha precisato ancora l’On. Garavini, e i rappresentanti degli italiani in Parlamento hanno ritenuto che la questione del canone non fosse primordiale.
Il primo e il terzo argomento della scaletta suscitano un altro interrogativo e uno dei punti cardine che si sarebbe voluto discutere, ma che non è stato possibile abbordare per mancanza di tempo, è il seguente: come mai, quando si tratta di pagare l’IMU, la casa di chi risiede all’estero vale come seconda casa, ma per il pagamento del canone TV la stessa casa vale come prima? Potreste spiegarcelo, cari onorevoli? (Vedi pubblicità RAI sul prossimo pagamento).
Incastrato fra questi due punti (doppia imposizione e canone TV), la serata ha visto accendersi anche un dibattito sulla Legge di stabilità. Il punto è stato introdotto dal Prof. Fantini, che ha ricordato da una parte l’importanza di tale legge per lo Stato italiano, dall’altra i tagli annunciati per i Corsi di Lingua e Cultura e quelli effettivi per i Patronati, il cui ruolo e la cui attività di tutela e d’informazione è fondamentale ancora per gli italiani all’estero.
Si deve ricordare in effetti che nella legge finanziaria già del 2015 sono stati tolti 35 milioni ai Patronati, e nella finanziaria 2016 a tale taglio si sono aggiunti altri 15 milioni. Per compensare tale taglio, fra le varie misure, alcuni milioni sono stati dati ai Corsi di Lingua e Cultura italiana.
L’On. Farina ha preso la parola per primo su questo punto e ha ricordato le battaglie giuste e motivate da condurre: prima fra tutte la battaglia per i corsi di Lingua e Cultura italiana, i cui finanziamenti passano a suo parere (e concordiamo con lui) in prima linea. L’On. Farina, ricordando la propria esperienza personale di apprendimento del tedesco, ha sostenuto la necessità di creare una Fondazione privata che faccia da coordinamento a tali corsi di lingua, come già si fa in altri paesi, per esempio la Germania.
L’On. Tacconi ha ricordato il lavoro enorme che è stato fatto dai parlamentari eletti nelle circoscrizioni estere per curare gli interessi degli italiani all’estero in merito alla Legge di stabilità, in modo particolare nel contenimento dei tagli ai Corsi di Lingua e Cultura, nei finanziamenti per le Agenzie di Stampa italiana nel mondo e negli aiuti per le scuole paritarie. Non si può ottenere tutto e alcuni emendamenti alla Legge purtroppo non sono stati accettati ("la coperta è troppo corta", come sempre, ha metaforicamente ricordato l’On. Tacconi). A concludere l’On. Garavini ha ricordato il passato recente e quanto è stato ottenuto con le leggi di stabilità negli ultimi anni. Numeri alla mano, l’onorevole ha presentato le cifre per le varie voci e quanto è stato fatto per mettere in moto per l’occupazione in Italia e per far ripartire un paese in crisi. L’onorevole ha parlato di "spina nel cuore" riferendosi ai tagli a carico dei patronati (e certamente anche per gli italiani in Svizzera si tratta di una spina nel cuore) ma ha ricordato che i parlamentari hanno fatto il loro possibile per evitare danni che potevano essere ben maggiori.
I numeri citati dall’onorevole confermano, a nostro parere, i soldi dati a certi voci e comunque tolti drasticamente nella misura di cinquanta milioni di euro ai patronati, toccando un servizio di estrema utilità per la comunità italiana all’estero.
Il dibattito, dopo due ore e mezzo di discussione, è stato chiuso dal moderatore. Un ultimo intervento è stato fatto agli onorevoli da Gianni Tinella, segretario del PD a Ginevra, che ha suggerito ai parlamentari di lavorare ad una proposta per permettere a coloro che non hanno una casa di proprietà all’estero di non pagare l’IMU in Italia. Questa manovra potrebbe restituire una sorta di equità di trattamento. A quanto pare un simile emendamento è stato già proposto dai parlamentari ma non è stato accettato dai responsabili della Commissione Bilancio. Peccato, comunque, permetteteci di dirlo, aver perso questa battaglia.
Possiamo ora tornare alla domanda iniziale: il pubblico in sala è stato deluso o soddisfatto?
L’informazione sui punti annunciati dal programma è probabilmente passata dal palco alla platea. Purtroppo però il malumore dei presenti in sala, come dicevamo, è stato palese; ci sembra inoltre che gli italiani presenti abbiano perso fiducia nei propri parlamentari o quanto meno siano perplessi in merito all’efficacia del loro lavoro.
I tre parlamentari ci hanno assicurato che amano gli italiani emigrati nel mondo e che tanto lavorano per loro, sia durante la settimana per il lavoro in Parlamento, che durante i fine settimana per gli spostamenti in vari luoghi della circoscrizione che rappresentano. Li crediamo. Ma vorremmo qui ricordare che anche gli elettori all’estero, tutti, amano l’Italia, ne seguono i problemi e le difficoltà, ne hanno a cuore le sorti. Vogliono però sentirsi tutelati come italiani a tutti gli effetti, e rappresentati nella migliore maniera da chi ha ricevuto il loro voto.
Crediamo inoltre che il clima incendiatosi in sala a causa di certe affermazioni, provenienti dalla tribuna, sentite e vissute come offensive dal pubblico, non abbia permesso ulteriori interventi da parte degli organi eletti in Svizzera, quali i due membri del CGE e i tre presidenti dei Comites.Sottolineiamo anche che la SAIG organizzatrice dell’evento non si aspettava una partecipazione talmente sentita e un simile esito e si auspica che il secondo convegno si svolga con toni più sereni.
Carmelo Vaccaro e Federica Rossi, La Pagina – Zurigo
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