Faccio una premessa storica. Il termine semi-presidenzialismo é inesatto. La Francia ha un «regime parlamentare presidenzialista». Chi segue la mia bacheca Facebook ed i miei articoli sa che di queste cose ne parlo da anni e che sono da sempre favorevole all’adozione del modello francese anche in Italia.
A costo di annoiare i miei lettori voglio fare un breve parallelismo tra la situazione francese alla fine degli anni cinquanta e la situazione italiana odierna.
Alla fine degli anni cinquanta la Francia soffriva della paralisi delle sue istituzioni. Il potere esecutivo era in balia di maggioranze instabili in Parlamento. Continui cambi di alleanze in base alle ambizioni personali dei singoli esponenti politici, rendevano, di fatto, il Paese ingovernabile ed impedivano lo svolgersi di politiche efficaci. Quando venne richiamato al potere, nel maggio del 1958, il generale De Gaulle, intese mettere fine a quelli che lui, spregiativamente, considerava «gli intrallazzi ed i maneggi dei politicanti» che erano, a suo dire, assolutamente incompatibili con l’interesse della Nazione. De Gaulle volle porre rimedio a quella situazione, ridando all’esecutivo un potere forte ed indipendente dal «regime dei partiti». Nacque così la V Repubblica la cui denominazione esatta è «regime parlamentare presidenzialista». La sinistra osteggiò quella riforma definendola autoritaria e bonapartista, ma il popolo francese la plebiscitò votando l’elezione diretta del Presidente della Repubblica con il 62.25 % dei suffragi nel referendum del 28 ottobre 1962.
In Francia il Presidente della Repubblica nomina il Primo Ministro (che è la seconda carica dello stato); l’Assemblea Nazionale esprime con un voto il suo accordo o il suo disaccordo. Il parere dell’Assemblea Nazionale non è vincolante per il Presidente della Repubblica che, in caso di conflitto, può scioglierla ed indire nuove elezioni.
Le riunioni del consiglio dei ministri sono presiedute dal Presidente della Repubblica che approva l’ordine del giorno e si riserva il diritto di effettuare le nomine più importanti; Consiglieri di Stato, Ambasciatori, Prefetti, Consiglieri della Corte dei Conti, Ufficiali Generali, Rettori di Accademia e i direttori dell’Amministrazione Centrale. Per il resto delega il potere al primo Ministro.
L’Assemblea Nazionale è formata da 577 deputati eletti con suffragio universale diretto con scrutinio uninominale maggioritario a due turni per una durata di cinque anni. Le circoscrizioni elettorali sono formate mediamente da 105.600 abitanti; è importante, per ogni partito, scegliere candidati altamente rappresentativi e radicati nel territorio. Il mandato di deputato è incompatibile con la funzione ministeriale. Nel caso in cui un deputato sia chiamato ad assumere incarichi governativi, questi cede il suo posto ad un supplente, che esercita la funzione di deputato, nel periodo in cui il titolare esercita le sue funzioni in seno al Governo.
Queste sono le grandi linee del sistema francese.
L’Italia oggi vive in maniera drammatica una crisi istituzionale senza precedenti, aggravata dal contesto economico mondiale. Nel 2008 si pensava che l’Italia si avviasse a divenire un paese "normale", con una logica bipolare. Niente di più illusorio e il paradosso lo si poté notare durante le consultazioni che fece Mario Monti quando formò il suo esecutivo ricevendo ben 38 delegazioni di partiti e partitini; alla faccia del bipolarismo! In Italia la politica incapace di svolgere il proprio ruolo, ha dovuto abdicare alle proprie funzioni, chiamando dei tecnici, che nonostante l’ottimo curriculum personale e nonostante la buona volontà, sembrano incontrare non poche difficoltà nello svolgere la propria missione. E come stupirsi? È evidente a tutti che il problema dell’Italia é un problema di debolezza delle sue istituzioni.
Nel 2009, al congresso fondativo del Pdl, Gianfranco Fini disse che era giunto il momento di aprire una grande stagione costituente e che tra le prime cose da fare vi era il superamento del bicameralismo perfetto, principale causa di paralisi istituzionale. Nulla é stato fatto; si é sprecata un’intera legislatura senza che una sola proposta venisse solamente avanzata!
Qual é la verità? Che in Italia le istituzioni sono in balia dei ricatti dei corpi intermedi e dei maneggi dei partitini. Le pressioni degli ordini professionali, delle parti sociali, delle corporazioni, i veti incrociati riescono sempre a bloccare o ad annacquare qualsiasi provvedimento, qualsiasi proposta di legge. È illusorio pensare che si possa intervenire sulla crescita, che si possano affrontare seriamente le grandi questioni, se prima non ci dotiamo di fondamenta forti che possano sorreggere un edificio scricchiolante.
Una Nazione é forte quando sono forti le sue istituzioni e quando il Popolo é padrone del proprio destino; la Francia é una Nazione forte, l’Italia purtroppo NO. In Italia un cenacolo di politici e di elite tiene in ostaggio un intero Paese e blocca qualsiasi tentativo di riforme. Anche l’informazione televisiva si é adeguata. Nei talk-show televisivi i sultani rossi dell’informazione, che amano guardarsi allo specchio, parlano di cose che agli italiani non interessano e contribuiscono a creare disinformazione.
Oggi Silvio Berlusconi ed Angelino Alfano hanno osato rilanciare il Presidenzialismo. Apriti cielo! Il vice-direttore di «Repubblica», Massimo Giannini, ha subito detto che la proposta va rispedita al mittente e che si tratta dell’ultimo colpo di coda del Caimano. Bersani non potendo dire che «Berlusconi si deve dimettere», si é limitato ad un laconico «siam pazzi ragazzi?». I politologi e le politologhe del cerchio magico (quelli che vanno in televisione e fanno convegni in giro per le Università) sono irritati perché non sono stati consultati! Lo spin-doctor finiano Benedetto Della Vedova é rimasto senza parole. Nell’ultimo anno non ne ha azzeccata una! Prima la fallimentare alleanza con Casini e Rutelli alla ricerca di un improbabile «Polo della Nazione» (come se la politica si potesse fare appiccicando qualche slogan a dei soprammobili!) e poi, una volta seppellite dagli elettori le velleità terzopoliste, ecco l’ultimo disperato tentativo di salvare baracca e burattini accodandosi al carro di Montezemolo!! Uno che oggi viene annoverato tra i riformisti per aver detto che «l’Italia é una Ferrari; guai lasciarla nei box!!».
Io sono favorevole al Presidenzialismo e sogno per l’Italia un modello francese. Non mi turba il fatto che sia Berlusconi a presentare tale proposta, anche perché se si segue il modello francese sino in fondo, bisognerà approvare con urgenza una legge contro il conflitto di interessi. Quella famosa legge che la sinistra, quando governò, non volle approvare. La sinistra si opporrà sempre e comunque al Presidenzialismo; fece la stessa cosa pure in Francia e griderà al golpe! Gli «esperti» dei salotti televisivi (quelli che parlano di tutto senza conoscere nulla) ora diranno «Non é il momento», «Non ora», «Ci sono altre priorità». I sepolcri imbiancati parleranno sicuramente di attentato alla Costituzione e qualche tartufo, credendosi più furbo di altri, proporrà una bella Commissione per approfondire (cioé per affossare) la proposta! Come per il Nucleare, come per la Tav, come per ogni proposta che poteva far avanzare il nostro Paese, si alzeranno le vocie più disparate dei tartufi in salsa italica che vogliono mantenere intatte le loro posizioni di potere, mentre l’Italia affonda.
Io voglio una politica senza complessi e senza tabù e voglio il Presidenzialismo alla francese a prescindere da chi lo propone perché voglio un’Italia Forte, finalmente liberata da una casta di mandarini che ne frena lo sviluppo e ne paralizza le istituzioni.
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