Quando il Prof. Giuseppe Arnone mi ha contattato per invitarmi alla premiazione a Favara, ho accettato – lo confesso – soprattutto perché avevo così l’occasione di visitare una parte della Sicilia che non conoscevo malgrado i miei tanti viaggi in tutto il mondo. Ho, sì, avuto modo di vedere posti bellissimi e di visitare la Valle dei Templi, ma principalmente mi sono trovato immerso in una realtà davvero rappresentativa dei sogni, delle speranze e delle lotte alle quali ho dedicato tutta la mia vita fin da quando il grande Mirko Tremaglia mi permise di seguirlo come fedele discepolo sulla strada degli italiani nel mondo.
Il Prof. Arnone ha costituito la Fondazione degli Italiani in Europa e con questa ha organizzato una splendida due giorni dedicata appunto ai connazionali che vivono fuori dell’Italia.
Nella grande piazza al centro di Favara, gremitissima di pubblico, sono state premiate personalità di primo piano, fra le quali modestamente il sottoscritto, di fronte a delegazioni da tutta Europa e non solo.
Due serate sono volate con una formula vincente di spettacoli musicali di grandi artisti inframezzati dalle consegne dei premi. E, quasi 24 ore su 24, tante attività collaterali come la firma di un protocollo da parte di produttori e realtà come Palazzo Italia di Bucarest per l’internazionalizzazione di imprese italiane o come dimostrazioni di prodotti agro alimentari e di gastronomia, come mostre d’arte.
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Di notevole importanza la presentazione di due libri. Il primo (“The Wall” di Nunzio Panzanella) un saggio inchiesta sull’Europa dei muri con un’analisi ragionata degli scenari europei attuali, sempre più frammentati da barriere, non solo reali ma anche ideali. Il secondo (“Popolo in fuga – Sicilia terra d’accoglienza” di Fabio Lo Bono) sull’esodo degli italiani del confine orientale a Termini Imerese dopo la seconda guerra mondiale.
Come ho detto anche dal palco, Giuseppe Arnone ha capito tutto, ha capito quale sia oggi, nel terzo millennio, l’attenzione che va data agli italiani nel mondo, specie in presenza di una nuova ondata migratoria soprattutto di giovani in cerca di lavoro e di anziani in carca di posti in cui sopravvivere con le loro magre pensioni.
Arnone ha capito che il concetto di italiani nel mondo non può essere disgiunto da quello dell’Italia nel mondo. E’ l’autentico spirito di Tremaglia, al quale non a caso l’evento è stato espressamente dedicato. Chi non ricorda i famosi convegni da lui realizzati quando era Ministro degli Italiani nel mondo? Radunò a Roma gli imprenditori italiani e di origine italiana da ogni parte del globo. E poi gli artisti. E i missionari. E i ristoratori…
Sono ritornato a casa soddisfatto di avere partecipato ad un’iniziativa di successo, piena di contenuti e “con l’anima”. Un’iniziativa da ripetere, magari in maniera itinerante nei vari Paesi. Ma, da quello che ho capito, la mente vulcanica di Giuseppe Arnone sta già elaborando progetti in questo senso.
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