Premierato e italiani all’estero, un binomio che dovremo abituarci a sentire da qui alle prossime settimane, ai prossimi mesi. Infatti, mentre il governo tira dritto sulla riforma, restano alcuni nodi da sciogliere, tra cui quello del voto degli italiani nel mondo.
Dopo le dichiarazioni del presidente del MAIE Ricardo Merlo, che è intervenuto sul tema, arrivano quelle di Luciano Vecchi, responsabile del Pd nel mondo.
“Fino ad ora pensavo fossero solo boutades di chi ha sempre avuto in odio gli oltre 6 milioni di italiani (numero, peraltro, in costante crescita) che vivono, studiano e lavorano all’estero. Debbo invece constatare con dolore – ma certo non con sorpresa – che interi apparati del governo, di taluni ministeri e persino sedicenti costituzionalisti si stanno applicando per trovare il modo di escludere i cittadini italiani che si trovano al di fuori dei patri confini dal determinare, col proprio voto, chi dovrà governare l’Italia”.
C’è qualcuno, in Italia, che crede che il voto degli italiani all’estero, se parliamo di elezione del premier, debba pesare meno. Ma com’è possibile anche solo pensare una cosa del genere?
Vecchi, infatti, pur essendo fortemente contrario alla riforma del premierato, non capisce certe uscite, che sono arrivate – vale la pena ricordarlo – da costituzionalisti ed esponenti politici sia di destra che di sinistra.
Prosegue il responsabile del Pd nel mondo: “Al di là di ogni considerazione sulla obbrobriosa proposta di premierato, va sottolineato come solo i regimi autocratici rifiutano il principio della eguaglianza dei cittadini nell’espressione del voto e che il solo fatto che si discuta di ciò rappresenta il segno di una grave degenerazione della qualità democratica del nostro Paese”.
“Orgogliosi di rappresentare una parte importante delle Comunità italiane nel Mondo, la rete Internazionale del Partito Democratico invita tutti coloro che hanno a cuore la dignità e i diritti di cittadinanza della seconda – per numero di elettori – regione italiana ad opporsi alla negazione del primo dei diritti democratici: quello della eguaglianza del voto”, conclude Vecchi.