L’ex-premier e leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte si oppone alla riforma del premierato che il centrodestra sta portando avanti. Questa non è una novità. Del resto, anche il Partito Democratico e gli altri partiti del centrosinistra sono contrari.
Per questa sinistra le riforme vanno bene solo se a farle è quest’ultima.
Nel caso di Conte c’è qualcosa in più. Infatti, questa posizione dell’ex-presidente del Consiglio è quantomeno surreale e incoerente. Nel periodo della pandemia Covid, Conte fece un uso eccessivo dei famosi decreti (DPCM) bloccando ogni dibattito parlamentare. Il Parlamento fu di fatto esautorato.
Per decreto, egli soppresse delle libertà basilari di noi cittadini. Queste misure non portarono alcun beneficio, visto anche il numero di morti. Ancora oggi, non si capisce dove sia stato il carattere scientifico in tali misure. Ora Conte si erge a “garante della Costituzione e del Parlamento”.
Evidentemente, stare all’opposizione fa cambiare le persone.
Il premierato è presente in grandi democrazie, come il Regno Unito. A Londra non c’è la dittatura. Il premierato permette di governare a chi vince le elezioni. Invece, qui in Italia, troppo spesso, non è detto che chi vince le elezioni sia in grado di governare. Ci sono i famosi ribaltoni, i quali portano al governo chi è stato sconfitto alle urne, attraverso il meccanismo del trasformismo. Questo è inaccettabile.
Il Parlamento manterrebbe le sue funzioni anche col premierato. Semplicemente, se questa riforma fosse attuata, l’Italia avrebbe una democrazia matura, una democrazia che decide.
Oggi il presidente del Consiglio è troppo debole, poiché è esposto al rischio di trasformismo di parte della sua stessa maggioranza e di fatto ha solo il compito di dirigere l’azione del governo. Non può nemmeno revocare i ministri. Invece, in una democrazia matura, il premier deve poter governare, anche cambiando i ministri.
Conte non divenne presidente del Consiglio con elezioni (ma con un accordo tra i partiti in Parlamento) e presiedette due governi con due maggioranze diverse dal 2018 al 2021. Dunque da lui non ci si sarebbe potuti aspettare qualcosa di diverso dalla posizione che ha assunto rispetto alla riforma del governo.