Giuliano Amato, presidente emerito della Corte Costituzionale, intervenendo sulla riforma del premierato al Festival delle Città dell’Ali, in corso a Roma, ha parlato anche di italiani nel mondo e voto all’estero.
Per Amato, il voto dei connazionali oltre confine peserà moltissimo se dovesse passare il premierato: “Con l’elezione diretta sarebbero decisivi”.
“Non se ne parla mai, perché è l’incubo notturno di chi ha ideato questa riforma. Il voto italiano all’estero: 6 milioni circa di voti. Voti dati così… vengono mandate le buste, ci vengono messe dentro le schede, quando arrivano allo spoglio se la scheda l’ha messa davvero chi l’ha ricevuta è difficile da capire. Il sistema è così, è circondato da avvoltoi nelle nostre sedi all’estero”.
Secondo Amato, dunque, la riforma è da respingere per tre motivi, e il voto all’estero è uno di essi.
“Quando ero ministro dell’Interno – ha raccontato – chiamavo i consoli e dicevo: quando arriva il sacco portatevelo a casa e mettetevelo sotto il letto. Il voto all’estero coi numeri attuali pesa poco, elegge 8 deputati e 4 senatori. Ma se si elegge il presidente del Consiglio è ‘una testa un voto’. Questi 6 milioni di voti, che possono essere decisivi, saranno davvero liberi da influenze?…”.
Come fare dunque? “Bisognerebbe farli tornare a votare qui o negare loro il diritto di voto? Non se ne parla mai”.
Amato inoltre sostiene che la riforma porterebbe a “un pericoloso depotenziamento del Capo dello Stato che non riguarda tanto i suoi poteri formali e gli ovvi vincoli che subirebbero”.
Piuttosto “il vero problema è che il depotenziamento avverrebbe per il generale potere di influenza grazie al quale gli italiani si sentono garantiti dal rappresentante dell’unità nazionale. E’ un potere senza effetti giuridici, ma si manifesta attraverso le ‘esternazioni’, i discorsi, i moniti e i suggerimenti che offre. E’ la figura con l’investitura più ampia e larga che ci sia nel nostro ordinamento. Un presidente del Consiglio avrebbe una investitura superiore e potrebbe dire ‘presidente, grazie del consiglio ma io rappresento i cittadini più di lei'”.
Secondo l’ex premier poi “la riforma fa promesse che non mantiene” anche rispetto ai cosiddetti ‘giochi di palazzo’.
“Il presidente del Consiglio pur essendo direttamente eletto non può entrare in funzione col governo se prima con tutti i ministri non ha ottenuto la fiducia parlamentare. Questo è anomalo. Ora chi l’ha scritta forse ritiene che una doppia legittimazione sia la cosa migliore? Posso pensare male, come diceva Andreotti? Questa non è una maggioranza costituita da un unico partito, ma da una coalizione e quindi le regole del gioco le stabiliscono i partiti paritariamente, e anzi i partiti minori hanno un potere di ricatto. E allora ecco il gioco: i partiti della coalizione sono tre, viene eletto o eletta un rappresentante del partito maggiore, e deve fare il governo. Io partito minore dico: o mi dai quel ministero o la fiducia te la scordi, e senza fiducia non fai il governo. Sono loro i giocatori. Quindi i giochi di palazzo li fanno solo loro”.