L’attacco ‘chirurgico’ che gli Usa stanno studiando per dare un segnale chiaro ad Assad, potrebbe coinvolgere anche le basi americane e britanniche in Grecia e Cipro, isola ad appena 160 chilometri dalla Siria. Anche se il ministro degli esteri cipriota si e’ affrettato ad assicurare che la base britannica di Akrotiri non avra’ un ruolo di rilievo in caso di conflitto. Le prime voci sul coinvolgimento di queste strutture militari sono arrivate proprio dalla stampa inglese: citando testimoni, ha riferito che caccia e aerei C-130 Hercules da trasporto militari hanno cominciato ad arrivare ad Akrotiri negli ultimi giorni, di pari passo con l’acuirsi della crisi siriana. Oltre a quella aerea di Akrotiri – con circa 10.000 persone fra soldati e loro famigliari – la Gran Bretagna dispone a Cipro di altre quattro fra basi e guarnigioni operative (per lo piu’ d’ascolto radar e satellitare): Episkopi, Dekhelia e Ayios Nikolaos sulla costa Sud e Trodoos sulle montagne. "Ho l’impressione che le basi britanniche non giocheranno alcun ruolo primario… perche’ non sono necessarie", ha assicurato Kasoulides. D’accordo anche il ministro Petros Zarounas, un analista di questioni mediorientali, convinto che l’attacco ‘chirurgico’ sara’ condotto con il lancio di missili Tomahawk da navi da guerra Usa in navigazione al largo della Siria. Un tipo di operazione che, secondo Zarounas, non richiederebbe l’azione di supporto da parte dei caccia britannici dispiegati ad Akrotiri. Resta il fatto che diversi residenti nella zona a ridosso dei confini della base di Akrotiri hanno riferito ai media locali di aver notato nelle ultime 48 ore "un’attivita’ piu’ intensa del solito". Del resto qui tutti ricordano molto bene che, nella primavera di due anni fa, proprio da Akrotiri partivano in continuazione gli squadroni di velivoli Typhoon che andavano a bombardare la Libia. Ma Tripoli e’ lontana da Cipro (circa 1.900 chilometri) mentre la Siria e’ vicinissima e non pochi ciprioti temono che qualche missile lanciato per ritorsione da Damasco contro le basi britanniche possa finire sulle loro teste. Intanto si pensa pure allo scenario che prevede l’evacuazione di ciprioti e di cittadini di altri Paesi europei rimasti ancora in Siria ma anche in Libano. "Abbiamo approntato piani per facilitare i cittadini europei e di altri Paesi che volessero transitare per Cipro come abbiamo fatto con successo in passato", ha detto Stavros Avgoustides, un alto funzionario del ministero degli Esteri di Nicosia, riferendosi alle decine di migliaia di persone di varie nazionalita’ evacuate attraverso quest’isola nell’estate del 2006 quando il Libano fu teatro di violenti scontri armati fra le forze armate israeliane e i militanti del gruppo islamico radicale Hezbollah. Anche la Grecia, altro Paese membro della Nato, e’ stato allertato da Washington che, come ha riferito la stampa, ha chiesto ad Atene di concedere alle unita’ della Marina Usa e agli aerei dell’Air Force di transitare sul territorio ellenico e l’utilizzo della base militare Usa di Souda Bay, sulla costa nord-occidentale dell’isola di Creta, e di quella dell’aviazione greca a Kalamata, nel Peloponneso. Alti gradi delle forze armate elleniche hanno comunque escluso un coinvolgimento militare attivo della Grecia in un eventuale attacco Usa-Gb contro la Siria ed hanno sottolineato che la Marina greca potrebbe essere mobilitata solo per evacuare i connazionali da una possibile zona di guerra. Il tema e’ stato anche al centro di un colloquio tra il premier Antonis Samaras e il presidente della Repubblica Karolos Papoulias.
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