‘L’accordo non c’è’. Angelino Alfano non si fa illusioni, quando varca il monumentale portone del palazzo di Ceausescu, dove il Ppe e’ riunito a congresso. Pier Ferdinando Casini arrivera’ poco dopo e avra’ modo di esibire di nuovo tutta l’indifferenza dell’Udc verso l’unione dei moderati italiani proposta invano da Silvio Berlusconi, grande assente al summit. ‘Non parlo di cose italiane, lo faccio in Italia e anche spesso…’, sguscia via il leader centrista.
Certo in prima fila Alfano e Casini siedono accanto: grandi sorrisi e pacche sulle spalle. Ma Angelino ha capito che e’ inutile tirare per la giacca Pier e infatti non insiste piu’. Le diplomazie pidielline tentano in tutti i modi di ottenere un incontro riservato a tre Alfano-Casini con il presidente del Ppe Wilfried Martens (‘Lui, se potra’, una parola a favore dell’unione la dirà’, confida una autorevole fonte del Pdl), magari nella cena per i delegati del congresso offerta stasera dal gruppo del Ppe. Ma Casini e’ pronto a svincolarsi dall’abbraccio, pur stando attento a non sbattere troppo forte la porta in faccia ad Alfano, oggi al Ppe per la prima volta rappresentante unico del Pdl.
La speranza nel Pdl resta quella che ci si possa ripensare, che le elezioni in Sicilia o altre vicende nel quadro politico nazionale possano determinare ripensamenti. ‘In aereo abbiamo viaggiato separati perche’ venivamo dall’Italia – dice Alfano dopo il volo AZ con Casini da Roma -, qui ci siederemo accanto perche’ siamo insieme nella famiglia del Ppe, al ritorno in aereo saremo di nuovo divisi perche’ un accordo ancora non c’e”. Un po’ c’e’ delusione, un po’ voglia di iniziare a marcare le incongruenze altrui. ‘Io dico che per far vincere le sinistre ci sono due modi: votare per i partiti di sinistra e non unire i moderati’, rimarca infatti Alfano, aggiungendo piu’ tardi che ‘l’impegno in cui il Pdl spendera’ ogni energia e’ far perdere le elezioni alla sinistra’. Registrino i cugini del Ppe, e sappiano che Casini non dice di voler fare altrettanto.
La diplomazia pidiellina resta comunque al lavoro. Franco Frattini e’ uno degli ambasciatori piu’ alacri, parla con Alfano e con Casini e ne deduce che la risposta per ora e’ la stessa: l’Udc non si fida, marca paletti e distanze. Non basta piu’ il passo indietro di Berlusconi (per Casini ancora tutto da verificare), ancora si parlano lingue diverse sui programmi e su Monti (e infatti Casini dice nel suo intervento al congresso ‘Lo sosteniamo e lo sosterremo’, Alfano opta per un ‘lo abbiamo sostenuto e lo sosteniamo’).
L’abbraccio tra moderati a Bucarest non ci sara’ ma c’e’ ancora chi vuole vedere il bicchiere mezzo pieno: ‘Ho raccolto reazioni non negative da Buttiglione e dai colleghi dell’Udc, anche se la loro preoccupazione e’ che ci sia una vera volonta’ di fare un Ppe italiano: io dico che questa volonta’ esiste – resta fiducioso Frattini – e non e’ in contrasto con la Lista per l’Italia. Se la preoccupazione e’ quella che possa esserci la Lega, la Lega non e’ membro della famiglia popolare europea. E quanto all’Agenda Monti, Casini e Alfano hanno idee molto piu’ vicine di quelle di Bersani e Vendola’.
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