Lo sfacelo del PdL, in atto da tempo, sta raggiungendo in questi giorni un tale livello di desolazione, da far vergognare chi ebbe la ventura di essere candidato al Senato alle elezioni del 2008. Si resta attoniti, nel venire a scoprire l’operato di dirigenti del partito, che partecipano alle feste con maschere da maiale, che spendono decine di migliaia di euro per gli aperitivi, che si intestano le SUV, che ristrutturano la propria casa o ne comprano un’altra, tutto con i soldi del partito. Restiamo ancora più allibiti, nell’ascoltare in tv un deputato del Pdl che afferma senza pudore che nella società italiana ci sono i delinquenti, e quindi secondo lui è logico che ve ne siano anche in Parlamento. Ma questi personaggi che titoli avevano per essere candidati? Tanto per fare un esempio, quale curriculum aveva per meritare l’incarico di presidente della Commissione Cultura quella ragazza meno che trentenne (vedete, non è un problema di età) la quale, in mezzo alla crisi che imperversa, partecipa alla festa con gli escrementi sui tavoli e si siede pure sul water?
Anche per questi fatti (come riconosce lo stesso Berlusconi), ormai il Pdl praticamente non esiste più. E’ molto avvilente, per chi aveva creduto nel progetto riformatore nato con Forza Italia, dover constatare che di riforme liberali ne sono state realizzate ben poche e che i risultati più importanti non sono stati raggiunti. Doveva essere diminuita la pressione fiscale, e ci ritroviamo con la più alta del mondo. La riforma della giustizia dorme il sonno dei colpevoli. La riforma della struttura dello Stato è in perenne discussione. Il federalismo si è fermato a mezza via, ma, vedendo come vengono impunemente rubate le imposte riscosse localmente, viene da dubitare perfino dell’utilità della decentralizzazione. Quanto alle famose grandi opere, il necessario ritorno all’energia nucleare è sfumato almeno per due generazioni. La Tav va avanti a passo di lumaca, e non sarà pronta nemmeno per i nostri figli. Sull’indispensabile terzo valico e sulla gronda di Genova ancora si discute. E’ stato rimesso nel cassetto pure il ponte sullo stretto, un’opera forse troppo faraonica, ma che sarebbe stata epocale, ed avrebbe rappresentato un rilancio per la Sicilia e per l’Italia nel mondo.
Coloro che durante tanti anni hanno avuto l’amabilità di leggere i miei scritti, sanno che ho appoggiato Berlusconi e il centrodestra, pur mantenendo la mia indipendenza di pensiero. In tempi non sospetti, espressi infatti commenti critici su certe sue frequentazioni, o quando propose l’entrata della Turchia in Europa, o quando improvvisamente si passò dagli abbracci alle bombe in Libia, e su altri punti ancora. Berlusconi avrebbe dovuto avere il coraggio di chiedere il ricorso a nuove elezioni ben prima della crisi dello spread, ossia quando si rese conto che, stretto tra gli attacchi mediatici e giudiziari, pressato dalle opposizioni, e avversato dagli stessi ex-alleati, era impossibilitato a realizzare le riforme. Perchè il nostro Paese ormai da decenni ha bisogno di una riforma costituzionale che permetta di governare meglio. Ha la necessità di una drastica sburocratizzazione, che tolga i lacci e i lacciuoli che soffocano le imprese. Di un sostanziale alleggerimento della pressione fiscale, che dia respiro alle famiglie. Di una profonda revisione e di un forte contenimento delle spese, incominciando dagli scandalosi benefici ed emolumenti di tanti amministratori pubblici di ogni ordine e grado. Chi vuol avere il privilegio di servire lo Stato, a livello centrale o periferico, dovrebbe farlo per reale spirito di servizio, ed accontentarsi di compensi non più che dignitosi. A questo proposito, non sembra purtroppo che il governo Monti abbia preso misure sufficienti, né che stia raggiungendo quegli obiettivi.
Infine, essendo stato candidato nella circoscrizione estero, dovrei commentare anche la desolante inattività del partito all’estero. Purtroppo sono i fatti da commentare quelli che mancano. Dell’attività degli eletti al parlamento nella circoscrizione estero, si sa poco o nulla. Dei risultati ottenuti sappiamo tutto, nel senso che non ce n’è stato nessuno. Quanto alla presenza del partito all’estero, basterà ricordare che la coordinatrice Barbara Contini, una volta agguantato il suo scranno al Senato, del partito non si è più occupata e poi lo ha abbandonato, andandosene in quello di Fini. Anche il coordinatore nominato a sostituirla, Aldo Di Biagio, ha “coordinato” senza lasciar traccia, e quindi se è andato pure lui con Futuro e Libertá (forse alla ricerca del futuro suo). Per ultimo l’incarico è toccato a Caselli, sull’attività e sugli scritti del quale è bene (per lui) stendere un velo pietoso.
Come era successo ai tempi di Forza Italia nei confronti degli Azzurri nel Mondo, a livello centrale hanno dimostrato totale disinteresse, e nessuna volontà di occuparsi degli italiani all’estero. E questo è imperdonabile, considerando la messe cospicua di voti che il partito aveva raccolto, e la potenzialità per la politica e per l’economia del Paese delle nostre trascurate comunità.
E’ comprensibile che data l’attuale penosa situazione del Pdl, come degli altri partiti politici, siano sorti movimenti di italiani all’estero, e che altri ne stiano nascendo. Da parte mia, sui movimenti politici che fanno riferimento alle sole nostre comunità, ho già espresso i miei dubbi e il mio pensiero. Se noi espatriati ci isoleremo in richieste che riguardano solo noi, in pratica assentandoci dai dibattiti sulle cruciali questioni nazionali, finiremo per essere considerati degli scocciatori o, nel migliore dei casi, per essere ritenuti cittadini di serie B.
Nei secoli scorsi, nelle colonie americane, le reclamazioni e i contrasti di interessi portarono alla ribellione e all’ottenimento dell’indipendenza dalle madrepatrie. Noi, che siamo ospiti di altri Paesi e un territorio da reclamare non l’abbiamo, corriamo semplicemente il rischio di perdere il nostro voto in Italia.
Occorre tuttavia mantenere un minimo di speranza. Forse nascerà qualche nuovo gruppo nazionale, guidato da personaggi non compromessi in passati fallimenti, alla quale poter dare la nostra fiducia. Perchè le cose da fare ormai si sanno, e sono anche in gran parte condivise. Sarebbe quindi l’ora che si smettesse di concertare, di temporeggiare e di discutere, e si passasse veramente ai fatti, perchè non sembra che il governo dei tecnici ci stia portando realmente fuori dal guado. E poi l’etichetta di tecnico ha breve scadenza, e sarà inevitabile ridare spazio alla politica. Alfano, Renzi, o tutti coloro che abbiano idee, reali capacità e sincero entusiasmo, si facciano avanti con determinazione. Gli italiani, sconcertati e mazziati, stanno solo aspettando di poter tornare a credere in qualcuno.
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