“Il Governo italiano intende risolvere il problema dei pensionati italo-venezuelani rientrati in Italia ai quali da più di un anno il Venezuela non paga le pensioni. E’ l’incoraggiante risposta del Vice ministro degli Affari Esteri Mario Giro ad una mia recente interrogazione e alle mie frequenti sollecitazioni politiche (per ultimo una lettera al MAE)”. Così scrive in una nota l’On. Fabio Porta, deputato Pd eletto nella ripartizione estera Sud America e presidente del Comitato per gli italiani nel mondo alla Camera.
“Avevo chiesto al Ministero degli Esteri – prosegue l’onorevole – quali urgenti misure intendeva intraprendere per sollecitare le autorità venezuelane, competenti per i pagamenti delle pensioni in Italia, a rispettare il dettame della Convenzione di sicurezza sociale stipulata tra i due Paesi e ripristinare al più presto quindi i pagamenti delle pensioni venezuelane in Italia. Avevo anche suggerito, che in attesa di una azione politica positiva delle autorità competenti italiane nei confronti di quelle venezuelane, di applicare il sistema del cambio parallelo, come è stato fatto per i pensionati italiani residenti in Venezuela, anche per le pensioni venezuelane (non) erogate in Italia. Questo sistema farebbe in modo che gli importi delle stesse risultino più bassi per consentire così la concessione delle integrazioni e delle maggiorazioni sul pro-rata italiano”.
“Il Vice ministro Mario Giro mi ha assicurato nella sua risposta che il Governo italiano segue con attenzione la questione della sospensione dei pagamenti delle pensioni venezuelane agli aventi diritto residenti all’estero e segnatamente in Italia. Il Governo italiano ha infatti più volte denunciato la violazione della Convenzione bilaterale di sicurezza sociale al Ministero del Lavoro venezuelano. Giro mi ha informato che è stata anche organizzata una recente riunione a Roma, nel corso della quale la parte venezuelana ha preso l’impegno, finora disatteso, a risolvere i problemi applicativi della Convenzione. Inoltre ho appreso che attualmente è in corso un coordinamento a Caracas fra le Ambasciate d’Italia, Spagna e Portogallo, ossia tra le Rappresentanze dei tre Paesi maggiormente colpiti dalla sospensione dei pagamenti delle pensioni. Sono inoltre in programma ulteriori iniziative di raccordo politico e di solleciti per richiamare le Autorità venezuelane al rispetto dei loro doveri convenzionali.
Tuttavia, il Vice ministro mi ha garantito che qualora da parte di Caracas venisse confermata la difficoltà a procedere al pagamento delle pensioni in virtù delle note problematicità valutarie che il Paese attraversa, il Governo italiano chiederà al Governo venezuelano di garantire almeno una prestazione previdenziale minima in pendenza della soluzione dei problemi di disponibilità di valuta. Si tratterebbe di un provvedimento di giustizia sostanziale volto ad assicurare che i titolari di pensioni venezuelane residenti nel nostro Paese possano percepire un reddito minimo di sopravvivenza.
Il Vice ministro ha voluto inoltre ricordare che per gli italiani residenti in Venezuela il problema del calcolo del valore in euro delle pensioni venezuelane è stato risolto mediante l’utilizzo del tasso di cambio DICOM, più rispondente al valore effettivo della moneta venezuelana, in luogo del tasso CENCOEX precedentemente utilizzato e che attribuiva al Bolivar un valore molto più elevato rispetto a quello reale.
Tale modifica, ha sottolineato Mario Giro, che rende più equo per i pensionati l’accesso alle prestazioni italiane collegate al reddito, potrebbe essere applicata anche ai titolari di pensione venezuelana residenti in Italia. A tal fine sono attualmente in corso contatti tra il Ministero del Lavoro e il MEF.
Ora, incoraggiato dalla risposta del Vice ministro, attendo fiducioso insieme ai circa 1.000 pensionati italo-venezuelani residenti in Italia, la tempestiva soluzione del problema, cosciente di aver fatto il mio dovere di parlamentare ed esperito ogni sforzo possibile con atti concreti e senza la retorica delle chiacchiere. Continuerò ovviamente a vigilare e sollecitare e suggerire soluzioni possibili, come ad esempio l’ulteriore ipotesi da me avanzata (e al momento non realizzabile secondo le Autorità competenti italiane) di concedere ai titolari di pensione in convenzione con il Venezuela residenti in Italia – e che non percepiscono più la pensione venezuelana – una eventuale integrazione al minimo sul pro-rata pensionistico italiano ovvero l’assegno sociale se ne ricorrono i presupposti.
Anche se dovesse essere l’Italia – conclude Porta – a dover affrontare i costi di un onere finanziario che la Convenzione bilaterale di sicurezza sociale pone a carico di un Venezuela inadempiente e responsabile di questo dramma che colpisce tanti nostri connazionali ai quali tuttavia il nostro Paese ha il dovere di garantire un reddito di sopravvivenza”.
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