“Lodevole iniziativa finalizzata alla tutela dei lavoratori o operazione fondata sull’apparenza più che sulla sostanza? Me lo chiedo in relazione al memorandum di cooperazione firmato la settimana scorsa tra il Ministro del lavoro italiano Giuliano Poletti e il Ministro delle Relazioni estere e della mobilità umana dell’Ecuador”. Lo scrive l’On. Fabio Porta, Pd, deputato eletto nella ripartizione estera Sud America.
“Il memorandum d’intesa auspica che i due Paesi stabiliscano un rapporto di cooperazione in materia di sicurezza sociale, al fine di diffondere e sviluppare la conoscenza dei rispettivi sistemi di welfare per facilitare l’accesso ai diritti sociali ed essere più vicini ai bisogni dei cittadini. Niente di più utile e urgente. Lo vado ripetendo da anni, e non solo per l’Ecuador ma anche per il Cile, il Perù, il Messico ed altri Paesi dell’America Latina. Il problema è che un “preaccordo” non è un accordo ma un pio auspicio, visto che l’Italia non stipula importanti accordi di sicurezza sociale da molti anni (con l’eccezione di quelli con Israele e Giappone, Paesi dove non esistono tuttavia ampie comunità di cittadini italiani).
Allora invece di firmare un memorandum non valeva la pena andare fino in fondo, e firmare un vero accordo per tutelare i diritti socio-previdenziali di 20.000 cittadini italiani residenti in Ecuador e di 86.000 cittadini ecuadoregni residenti in Italia?
Il memorandum, la cui efficacia è stabilita in cinque anni, prevede anche la costituzione di un gruppo di lavoro incaricato di “studiare meccanismi di facilitazione dell’utilizzazione delle prestazioni sociali offerte da ognuna delle parti contraenti nei rispettivi territori”.
Mi sembra sinceramente un percorso troppo graduale ed impervio. L’Italia ha stipulato decine di accordi in tutto il mondo per tutelare i propri cittadini emigrati e non ha bisogno di studiare nessun meccanismo di facilitazione per redigere e attivare un accordo di sicurezza sociale”.
“Non ci vuole un gruppo di lavoro – conclude Porta – ma la volontà politica di tutelare decine di migliaia di nostri connazionali ancora privi di uno strumento giuridico internazionale che garantisca loro sacrosanti diritti. Caro Ministro Poletti le nostre collettività si aspettano e si meritano atti concreti e subito operativi; non dubitiamo della sua buona fede e delle sue serie intenzioni. Allora cerchiamo di dare risposte concrete e non fermiamoci alle dichiarazioni di intenti”.
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