I giornalisti, tutti impegnati sul “salvataggio” in extremis di Cosentino, con ampie, colorite descrizioni sulla spaccatura della Lega, con un drappello nutrito concentrato ancora sui fatti “caldi” di Melanconico e Patroni Griffi e scarsa, residua attenzione, ai ben più sostanziali sviluppi dei mercati, con borse in salita e spread in discesa; hanno fatto rivivere, ieri, secondo Padellaro, un clima da passato, quando si era più interessati agli scandali (sessuali e non) che ai fatti di portata sostanziale, segno di un malcostume indirizzato più al gossip che alla vera sostanza delle cose.
E la giostra continua oggi, con tutti a dire che il comportamento della politica su Cosentino è un insulto agli italiani, ma a tacere, o quasi, sul no della Consulta, che non ha ritenuto valide le firme raccolte (oltre un milione e mezzo) nel Nord e nel Sud del Paese, negando così la possibilità che vi possa essere un referendum elettorale.
Il primo quesito chiedeva l’abrogazione totale del ’Porcellum’, mentre il secondo interveniva puntualmente per chiedere l’abrogazione delle novità introdotte da questa legge alla legge elettorale precedente, il ’Mattarellum’. Ma entrambi sono stati considerati illegittimi dalla Corte Costituzionale.
Il ‘no’ della Consulta, comunque ampiamente atteso, ha fatto letteralmente infuriare il leader dell’Idv Antonio Di Pietro, che ha parlato di decisione "politica per far piacere al Capo dello Stato e alla maggioranza trasversale e inciucista del Parlamento" e del rischio che l’Italia si avvii verso una "deriva antidemocratica".
Indignato Napolitano, che è prontamente intervenuto bollando le affermazioni dell’ex Pm come "volgari insinuazioni" e convocando il Presidente del Senato, Renato Schifani, e il Presidente della Camera, Gianfranco Fini.
Il fatto è, però, che a pesare grandemente sull’allontanamento dei cittadini dalla politica, non sono solo gli scandali, le collusioni, le ruberie ed i brogli, ma anche l’attuale legge elettorale che tutti dicono di voler cambiare, ma, di fatto, nessuno cambia.
“E’ ovvio che il referendum sarebbe stato uno stimolo alla riforma della legge elettorale ma non e’ possibile compiere insinuazioni di basso profilo ed esprimere giudizi irrispettosi verso la Consulta e verso il Capo dello Stato”, ha detto Anna Finocchiaro del Pd, aggiungendo: “dopo questa sentenza, sulle forze politiche che hanno a cuore la democrazia italiana e sul Parlamento, pesa ancora piu’ forte la responsabilita’ di cambiare il Porcellum”.
Approvato nel 2006, poco prima delle elezioni politiche, il “Porcellum” ha sostituito il vecchio “Mattarellum” (dal nome di Sergio Mattarella, che ai tempi dell’approvazione era deputato del PPI e relatore del provvedimento), introducendo un sistema proporzionale, con soglie di sbarramento e liste bloccate, con elettore che, in pratica, vota solo per il partito.
Posto che le leggi elettorali non risolvono problemi legati alle caratteristiche profonde e storiche di un paese, alcuni difetti del Porcellum sono più che evidenti. Le liste bloccate, soprattutto per le enormi circoscrizioni elettorali all’interno delle quali sono presentati, hanno indubbiamente reciso il rapporto tra rappresentanti e rappresentati.
In Germania o in Spagna sono presenti liste bloccate, ma sono parzialmente corrette dal sistema. In Germania metà dei parlamentari è eletta in collegi uninominali, anche se poi la ripartizione dei seggi avviene su base proporzionale.
In Spagna le circoscrizioni elettorali sono piuttosto piccole, mentre in Italia esistono collegi elettorali di dimensioni infinite, anche superiori ai quattro milioni di persone.
Anche se non è un problema generato dalla legge elettorale, è indubbio che la natura verticistica e leaderistica dei partiti italiani rende ancora più problematica la contemporanea presenza di circoscrizioni infinite, dove gli elettori non possono conoscere i candidati e viceversa, e l’assenza di scelta del rappresentante da mandare in Parlamento.
Ora che il referendum è bocciato e che partiti e Napolitano dicono che il cambiamento sarà parlamentare, si tratterà di vedere se, come e in quanto tempo la legge verrà cambiata. Il primo e più semplice cambiamento (che si potrebbe attuare in pochissimo tempo) sarebbe l’abolizione delle liste bloccate e la reintroduzione delle preferenze. Andrebbero anche cambiate le circoscrizioni, perché far campagne elettorali su territori così vasti sarebbe finanziariamente molto costoso e potrebbe portare ad un aumento dei costi della politica assolutamente inopportuno. Anche l’attuale situazione di difficoltà economiche consiglierebbe questa soluzione, ma non certo la sempre presente tendenza alla corruzione dei nostri attori sociali e politici, che resta, comunque, un problema di fondo, di cui si parla ma che non cambia.
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