In vista delle prossime elezioni e ad un anno dalla creazione del Movimento Nazionale per la sovranità, Francesco Storace si scaglia contro la politica di imposizioni dell’Unione Europea, ribadisce il pieno appoggio del partito a Salvini e si dichiara deluso dalla politica dei Cinquestelle a Roma.
Francesco Storace è stato eletto deputato per la prima volta nel 1994 nella Circoscrizione Lazio e riconfermato nel 1996. Ha fatto parte della commissione Antimafia e della commissione Cultura. Dal 1996 al 2000 è stato presidente della Commissione bicamerale vigilanza sulla RAI e sui servizi radiotelevisivi.
È stato Presidente della Regione Lazio dal 2000 al 2005.
Durante il terzo governo Berlusconi è stato ministro della Salute. Alle elezioni politiche del 2006 è stato eletto senatore come capolista di AN nella regione Lazio, partito che ha abbandonato nel luglio 2007 a causa dei contrasti sempre più forti con il leader del partito Gianfranco Fini.
Nel gennaio-febbraio del 2017 Storace e Alemanno hanno dato vita al Movimento Nazionale per la sovranità, appoggiando Salvini come premier.
Come è nata l’idea di creare un movimento con Alemanno e Menia?
Quando è nato il Movimento non si conosceva ancora la legge elettorale, a tutto si è pensato tranne che a un partito di quelli tradizionali, vogliamo che sia un movimento calato nella società, che lavori sul territorio e che sviluppi i temi sociali. Poi può anche concorrere alle elezioni con singole personalità, ma guai ad avere l’assillo della lista ad ogni costo. Il Movimento Nazionale per la sovranità nasce dall’unione della Destra e di Azione Nazionale, presidente, segretario e gruppo dirigente sono stati scelti di comune accordo e di conseguenza tutte le decisioni posteriori.
“Da destra, oltre la destra” è uno dei vostri motti, dove si colloca precisamente il movimento?
L’Mns è un movimento nuovo che nasce da una storia antica, quella della destra politica e sociale italiana. Noi abbiamo un buon dialogo con la Lega di Salvini, almeno sul piano delle idee, perché se c’è una vocazione “anti-inciucista” in Italia, la troviamo in Matteo. Ci sono troppe discussioni che portano inevitabilmente a una maggioranza con dentro tutti dopo le elezioni, noi esprimiamo un voto netto e Salvini è la garanzia anche per il dopo.
A quale elettorato vi rivolgete?
All’elettorato che soffre di più le difficoltà economiche, quel popolo che non ce la fa a stare appresso alle imposizioni europee. Ormai ci tassano addirittura i sacchetti per fare la spesa, è qualcosa di indegno e di incredibile. Al popolo che ha pagato duramente la legge Fornero. Ci sono settori sociali ai quali rivolgere una prospettiva in cui noi possiamo essere il loro punto di riferimento.
Come vede la situazione della destra e il confronto-scontro tra Salvini e Berlusconi?
Vedo due grandi differenze connaturate alle loro personalità. Se Berlusconi mettesse il nome di un candidato premier, visto che lui non può esserlo, Forza Italia evaporerebbe. Mentre Salvini non ha bisogno di mettersi la mascherina. Berlusconi ha sulle sue spalle il peso di un partito che negli anni è calato molto, Salvini ha l’onore di avere un movimento che è cresciuto tanto.
Ad un anno di operato com’è cresciuto il vostro partito?
Siamo radicati in moltissime realtà italiane. Sicuramente in tutte le regioni e radicati in moltissime province, è chiaro che è una sfida da portare avanti senza l’assillo elettorale.
Il 4 marzo 2018 si voterà, cosa vi aspettate da queste elezioni?
Io spero in una vittoria netta del centro destra, per poter avviare una stagione di governo in cui finalmente il lavoro torni protagonista, in cui si cancelli la riforma Fornero, in cui gli italiani vengano prima di tutti gli altri. Abbiamo una lunga serie di azioni che vorremmo attuare.
Il MNS è contro le politiche dell’Unione Europea, può spiegare le vostre motivazioni?
Io faccio sempre un esempio: quando entravamo nell’euro festeggiavamo, ma famiglie che guadagnavano un milione di lire al mese stavano bene, oggi chi guadagna mille euro al mese fa la fame.
Quindi lei crede che la soluzione sia uscire dall’Unione Europea o cercare di lavorare affinché l’Italia assuma un ruolo da protagonista al tavolo europeo?
La soluzione migliore sarebbe quella di cambiare i trattati, ma siccome non ce lo permetteranno mai, la soluzione finale ed inevitabile sarà uscire dall’Unione Europea.
Lei è stato presidente della regione Lazio, come vede Roma e qual è il bilancio della politica 5 Stelle?
Bilancio che ha un nome: “Spelacchio!”. Nel senso del fallimento persino nella scelta di un albero di natale. Non ne va bene una a questa sindaca, perché è palesemente inadeguata.
Lei crede che il ruolo dei media abbia contribuito a dare questa immagine di Virginia Raggi?
Io vivo la città e proprio l’altra sera tornando a casa ho potuto constatare che tutta la zona tra la RAI e il tribunale è completamente buia. Non penso che l’illuminazione dipenda dalla stampa, così come la situazione dei rifiuti o della sicurezza. Per me è un bilancio pessimo sotto tutti i punti di vista.
Discussione su questo articolo