Diego Marani, scrittore, direttore dell’Istituto di cultura italiana di Parigi, in un’intervista rilasciata a Il Piccolo boccia l’iniziativa di Roberto Menia, il senatore di FdI che chiede il riconoscimento ufficiale della lingua nazionale nella Costituzione.
Secondo Marani “l’Europa e il mondo stanno andando in tutt’altra direzione“.
Per lo scrittore “è una fase in cui non si va verso la separazione delle lingue e la loro chiusura dentro a delle riserve di caccia, ma verso la condivisione delle lingue“. E porta alcuni esempi: “Penso alla frontiera franco-tedesca, dell’Alsazia da una parte e dalla Saar dall’altra, dove dal 2014 c’è un bilinguismo di fatto, che anche le istituzioni hanno raccolto. Entrambe le lingue sono utilizzate nell’amministrazione e insegnate nelle scuole. Semplicemente perché la gente ha capito di averne bisogno. La prima cosa che noto, dunque, è l’intempestività di una proposta politica che va in direzione opposta”.
Le lingue – aggiunge Il Piccolo – non appartengono agli Stati, ai governi, alle accademie. Appartengono a chi le parla. Accade lo stesso anche fra Germania e Polonia, dove sono gli stessi genitori a chiedere il bilinguismo fin dalle scuole dell’infanzia.