Dopo che a Milano il sindaco PD Sala ha celebrato due matrimoni tra persone dello stesso sesso, unioni attese da tanti, che comunque sono arrivate dopo un lungo percorso e un democratico dibattito all’interno del Paese; già, il nostro paese, nel quale molti vogliono mettere le “zampine” per modificare, stravolgere e distruggere del tutto il nostro tessuto socioculturale, qualcuno avanza delle bislacche pretese.
Un esponente del mondo islamico ha rivendicato la poligamia, ma guarda un po’. E’ agosto, fa caldo, gli animi si surriscaldano oltre il dovuto e molti farebbero meglio a prendere boccaglio e ciambella famiglia muniti, e andare in spiaggia, invece di fare uscite balzane. “Se è solo una questione di diritti civili, ebbene la poligamia è un diritto civile”. L’ha scritto sulla sua pagina Facebook Hamza Roberto Piccardo, fondatore dell’Ucoii. E invece no, non lo è caro signore.
Questo figuro viene anche considerato un interlocutore decente, diciamo un ponte con il mondo islamico; già, per alcuni lo è, o forse lo era prima dell’insolazione. Il post ha scatenato una lunga discussione, nella quale Piccardo in altri post spiega :"noi chiediamo la poligamia secondo la Rivelazione del Corano”. A sì? A noi il corano non si è rivelato. Noi in Italia abbiamo una Costituzione e tanto per dirne una la poligamia è punita con il carcere, quindi la chiuderei qui caro signore, ma non è tutto.
Il signore che nel mezzo dell’estate non lesina la provocazione, parla di un incremento demografico, che – come sappiamo noi – si verificherebbe chiamando mogli dai quattro angoli della terra, mogli arabe ovviamente. Il simpatico buontempone parla di uguaglianza dei diritti dei cittadini di fronte alla legge, dimenticando però che anche le donne, se non gli dispiace, sono cittadine, quindi se vuole poter avere dieci mogli, sappia che non si accetta discussione se non si prende in considerazione l’ipotesi di dare a ogni donna almeno dieci mariti, con opzione per un undicesimo fidanzato. So bene che ci vorrebbe uno spartitraffico nel talamo coniugale, i numeretti con tabellone luminoso fuori dall’alcova e una rotatoria davanti al bagno, ma tant’è, ci si stringe e ci si arrangerebbe.
Gli italiani hanno il nervo scoperto su certe uscite poiché non solo siamo in guerra, ma siamo anche in perdita e non potrebbe essere diversamente, avendo consentito al nemico di infilarsi in casa nostra. Anzi, il nemico entra, esce, si muove, ci fa saltare in aria, ci sgozza, ci insulta, e pretende di far svolazzare palandrane.
C’è gente che sputa sui crocefissi, gente che pretende la poligamia, gente che ignora i principi della nostra Costituzione, e sono flebili e trascurabili le ammonizioni dei cosiddetti moderati per le gravissimi stragi dei terroristi, i quali – che piaccia o no – sono soldati dell’Isis.
Siamo in perdita perché molti hanno tolto il crocifisso dalle scuole, perché non servono carne di maiale nelle mense scolastiche, perché lasciano che ragazzine girino intabarrate con veli su veli e si concedono ancora moltissimi altri privilegi.
Probabilmente i francesi si sono ampiamente pentiti d’aver concesso l’uso esclusivo delle piscine riservandole a donne islamiche, medici donne sempre riservati per le donne e medici uomini per i maschi. I francesi si saranno pentiti d’aver concesso a studenti maschi islamici d’essere esaminati solo da professori di sesso maschile e ci sono ancora molti altri innumerevoli privilegi che a noi cristiani non vengono concessi.
E’ ovvio che più si concede più si pretende e forse questa china è inarrestabile. Il nostro problema non è tanto quello d’espellere estremisti islamici, ma anche di fare in modo che come accade in Giappone, entrino meno musulmani possibile.
Vorrei dire al simpaticone che reclama la poligamia che se gli aggrada, ci sono decine di paesi a maggioranza islamica e se lo desidera, può andare verso lidi migliori. Dobbiamo chiudere moschee sospette, cucinare il “porcellino” come e quando vogliamo e se il menù non garba, vale come sopra. Dunque saremo in perdita finché consentiremo al nemico di circolare liberamente.
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