A nemmeno 48 ore dall’inaugurazione del Museo Nazionale dell’Emigrazione di Genova, già scoppia la prima polemica e arriva fino in Senato. All’inaugurazione, infatti, non sono stati invitati gli eletti all’estero, ovvero i 18 rappresentanti parlamentari degli italiani nel mondo. E’ il senatore Raffaele Fantetti a sollevare il tema.
Appartenente alla componente Italia al Centro del gruppo Misto, eletto nella circoscrizione estera Europa, Fantetti definisce la vicenda una “sgradevole circostanza” e presenta un’interrogazione al ministro della Cultura, Dario Franceschini, al quale chiede “se ritenga istituzionalmente corretto che gli stessi organizzatori/amministratori non abbiano in alcun modo coinvolto suddetta democratica rappresentanza parlamentare in tale importante ed opportuna iniziativa, a differenza di quanto fatto con molteplici altre entità a diverso modo collegate col tema dell’Emigrazione italiana all’estero: ad esempio la Direzione generale Italiani nel mondo del Ministero degli affari esteri, la Fondazione Migrantes, il CGIE, diversi musei dedicati all’Emigrazione”.
Il senatore chiede inoltre a Franceschini “se il Museo sia stato finanziato con fondi pubblici e, nel caso, per quanto e sulla base di quali specifici capitoli del Bilancio dello Stato”.
Da parte nostra aggiungiamo solo che non ci sorprende il mancato invito agli eletti oltre confine. Certo, si è trattato di uno sgarbo istituzionale. Ma ci troviamo per l’ennesima volta davanti a una cartina di tornasole, che ci dice quanto contino in Italia gli eletti oltre confine: pochissimo. Ed è un vero peccato.
Contano talmente poco che non vengono neppure invitati all’inaugurazione di un museo che racconta l’emigrazione italiana nel mondo, un tema di cui in teoria i nostri 18 dovrebbero occuparsi tutti i giorni. E’ possibile che al MEI nemmeno sappiano della loro esistenza. Eppure in Parlamento esistono 18 parlamentari eletti dagli italiani nel mondo fin dal lontano 2006… Tant’è.