Se qualcuno pensa che il peggior danno all’Abbazia di Montecassino ci fu con i bombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale che di fatto la sbriciolarono, si sbaglia di grosso e non sa ancora quanto. Le chiese crollate o addirittura polverizzate si possono ricostruire come di fatto è accaduto, ma la fiducia e il sentimento ferito di una comunità religiosa, non si ricompatta facilmente.
Il crollo recente che ha causato la condotta dell’ex abate don Pietro Vittorelli, meglio noto negli ambienti gay romani come “Marco”, è stato peggio di un’esplosione atomica, che ha travolto lui prima di chiunque altro, compromettendo la sua salute, poiché la vita “sesso, droga e rock’nd roll” qualche strascico lo lascia, e così è stato.
Intanto dovrà rendere conto di ben 500 mila euro evaporati in buona parte in coca e festini, soldi che sarebbero stati sottratti dalle casse del monastero benedettino e utilizzati per scopi non solo personali, ma assolutamente discutibili.
Il primo campanello d’allarme, per l’ormai famigerato prelato, c’è stato nel 2010, quando fu ricoverato in codice rosso al San Camillo, dove gli trovarono nel sangue grosse quantità di “GHB” il farmaco dello stupro, e un certo quantitativo di cocaina. Tra le mura del monastero, per Vittorelli alias Marco, lo scricchiolio s’intensificò velocemente e pericolosamente con l’arrivo di Papa Francesco, relative ispezioni e controlli per il sospetto di ammanchi, che buttarono nel panico il religioso, si fa per dire gaudente, sempre più con l’acqua alla gola e oramai incapace di tenere i nervi saldi.
Le indagini pressanti e una condotta a dir poco disinvolta hanno fatto definitivamente crollare quello che restava dell’ex abate, di cui emerge un profilo per nulla compatibile con la figura di un religioso. Parliamo di un personaggio controverso con uno stile di vita da nababbo, che era in grado di spendere anche 34.000 euro al mese, soldi delle donazioni dell’8×1000, che arrivavano direttamente dallo IOR. Si racconta e si favoleggia di cene romane e londinesi a base di ostriche, champagne dal costo anche di 700 euro a bottiglie senza battere ciglio.
Vittorelli viaggiava da un continente all’altro prenotando solo in alberghi a cinque stelle, prediligendo Londra, nella quale si concedeva hotel a 7000 euro, da sommare a quelli dilapidati, tanto non erano suoi, in boutique come Ralph Lauren. Non disdegnava blitz a Milano sostando al Principe di Savoia spendendo ogni volta 2000 euro, neanche fosse stato una pop star.
Sono stati intercettati messaggi in cui diceva “Sono a Berlino a una festa da paura… è questo il Paradiso… poi me ne vado al caldo a cercà cazzi… la vita è tiranna e puttana… è per questo che faccio tutto quello che mi pare!”. Così si esprimeva con il suo presunto fidanzato del momento.
Notti brave, cocaina, crack: notti sfrenate di questo novello Richelieu, che però almeno era un abile politico.
Vittorelli diceva che il suo ictus era stato causato dal super lavoro e nonostante la semi infermità temporanea, non riusciva a stare lontano dalle sostanze stupefacenti e dai festini che potevano durare anche tre giorni. Si abbandonava a incontri organizzati grazie alla chat gay grinder o siti di escort come pianetaescort o planetromeo, durante i quali pagava un ragazzo dai capelli biondi per farsi tenere la bottiglia contenente ammoniaca, dalla quale si fumava il crack, cose che erano all’ordine del giorno.
L’ex abate non rinunciava nemmeno alla chetamina, sostanza che si usa sui cavalli, e poi l’amore folle a Roma per un ragazzo, finito miseramente davanti ad una striscia di coca. E poi mentre la gente dava l’obolo, lui spendeva ancora 32.000 euro per una vacanza a Rio, poi St. Moritz, e ancora weekend termali da 3500 euro in profumeria e ancora abiti firmati. Sappiamo che le celle italiane hanno le porte girevoli, pertanto non sarebbe male se Papa Francesco ne scegliesse una vaticana per uno spartano soggiorno per almeno una decina d’anni. Siamo sicuri che Marco si adatterebbe anche senza un arredamento D&G.
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