Siamo arrivati ad otto miliardi di esseri umani su questa terra. Quando frequentavo le elementari il maestro ci raccontava che eravamo due miliardi.
L’ottomiliardesima inquilina del mondo (voglio pensare sia una bimba) è probabilmente africana o indiana, aree con il più alto indice demografico e dovrebbe morire – se fortunata – all’inizio del prossimo secolo, quando secondo le proiezioni saranno (non “saremo”!) di meno, perché sarà iniziata una fase di discesa demografica.
Intanto, oggi la terra è comunque in grado di sfamare tutti, anzi, quasi un terzo del cibo viene buttato, mentre due miliardi di terrestri soffrono di gravi problemi alimentari e alcune centinaia di milioni sono letteralmente alla fame. Quello che è insostenibile è il cattivo uso delle risorse, a cominciare da quelle naturali.
Questo anche perché l’1% della popolazione del globo ha la maggioranza delle ricchezze del pianeta e il 20% (noi) consuma l’80% delle risorse.
Una terra sconquassata per colpa dell’animale-uomo, ovvero per colpa nostra. Ci pensassimo un attimo forse avremmo un po’ più di cervello nell’organizzarci la vita e capiremmo che solo un po’ di pace reciproca permetterebbe a tutti di vivere meglio.