“Una pioggia di mail e telefax sta giungendo al MAECI, alla Segreteria di Ricardo Merlo, da parte del personale a contratto appartenente alle diverse categorie – ovvero regolato dalla legge locale, regolato dalla legge italiana assunto dopo il 1997 e il personale regolato dalla legge italiana assunto prima del 1997 – in servizio presso la Rete consolare e gli Istituti Italiani di Cultura all’estero”. E’ quanto si legge in una nota del Coordinamento Esteri della CONFSAL UNSA.
“La categoria è in allarme e, infatti, esprime a Merlo “la propria preoccupazione riguardo al capitolo di spesa degli stipendi dei predetti dipendenti presso il MAECI, che viene colmato solo ed unicamente con i risparmi derivanti dal pensionamento degli impiegati a contratto italiano e conseguente assunzione di impiegati locali, i cui contratti sono nettamente peggiorativi. Lo scorso anno venne inserito per la prima volta nella storia di questa categoria, e dietro ripetute sollecitazioni della Confsal Unsa, un emendamento ad hoc nella Legge di Bilancio 2018, finalizzato all’integrazione di 600.000 Euro sul predetto capitolo. Ciò ha permesso, quest‘anno, di garantire aumenti stipendiali – anche se minimi in taluni casi – a ben 41 paesi nel mondo, escludendone tuttavia più del doppio rispetto a quelli presenti sulla Rete. Alcuni di questi Paesi attendono aumenti anche da vent’anni, come, ad esempio, USA, Argentina, Brasile, Canada, per citarne solo alcuni tra quelli con maggior numero di dipendenti”.
E a quanto pare “segnali” per il 2019 non sono ancora percettibili, poiché le proposte emendative partite dalla Farnesina, con destinazione Parlamento, non prevedrebbero, sino ad ora, alcun incremento di fondi sul capitolo di spesa di questa categoria di lavoratori.
Il Coordinamento Esteri della Confsal-Unsa, Sindacato cui appartiene la quasi totalità dei lavoratori MAECI a contratto, vede il problema maggiore degli aumenti stipendiali in una legge sbagliata, in vigore ininterrottamente da 18 anni, e ne chiede la modifica.
Il Segretario Nazionale Confsal-Unsa Esteri, Iris Lauriola: “E’, infatti, improrogabile la modifica dell’art. 157 del DPR 18, il quale prevede attualmente che la rivalutazione delle retribuzioni sia “suscettibile” non al mercato del lavoro locale o all’aumento del costo della vita – ovvero a normali parametri applicati nel mondo del lavoro – bensì alle retribuzioni corrisposte nella stessa sede da rappresentanze diplomatiche di altri Paesi, in primo luogo quelle europee”.
Secondo la Confsal-Unsa Esteri è “inammissibile che gli adeguamenti salariali siano sottoposti a dati riconducibili a livelli stipendiali di Paesi stranieri che, peraltro, non sono linearmente calcolabili ed inclusivi di tutti gli emolumenti ricevuti e, per questo, spesso fuorvianti e privi di oggettività, prestandosi alla totale discrezionalità d’ interpretazione di Consoli e Ambasciatori”.
Iris Lauriola non può fare a meno di riallacciarsi al motto dell’ultima riunione dei Consoli italiani del 30 ottobre a Roma “Innovazione, comunicazione, motivazione”, chiedendosi: “come sia possibile motivare buona parte del personale in servizio all’estero, che, in taluni casi, è in attesa dell’aumento salariale anche da vent’anni!”.
“La parola ora – conclude la nota CONFSAL UNSA – a Ricardo Merlo, Sottosegretario agli Esteri, con delega agli italiani all’estero, affinché recepisca il grave disagio del personale interessato e lo traduca in interventi mirati del Governo in ambito di Finanziaria 2019”.