“Con una interrogazione al Ministero dell’Economia e delle Finanze ho deciso di sensibilizzare Governo e Istituzioni sul rischio concreto che migliaia di italiani, soprattutto giovani, emigrati per lavorare possano subire una doppia tassazione, da parte sia del Paese di destinazione che dell’Italia, sul loro reddito conseguito all’estero”. Così in una nota l’On. Marco Fedi, Pd.
“Avevo già segnalato il problema in un mio recente comunicato e ora mi sono subito attivato a livello legislativo e politico per sollecitare il Governo italiano a trovare una necessaria, rapida ed adeguata soluzione.
Nell’interrogazione ricordo che sono decine di migliaia gli italiani che ogni anno si recano all’estero per lavorare e rimangono per oltre un anno nel Paese di destinazione. Molti di loro si iscrivono all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero), ma molti altri non lo fanno per ignoranza delle norme o per altre ragioni, tra le quali la brevità dei contratti di lavoro all’estero e la paura di restare privi dell’assistenza sanitaria in Italia. Quelli che non si iscrivono all’AIRE mantengono quindi la loro residenza in Italia, sebbene vivono, lavorano e producono reddito all’estero.
In virtù del principio adottato nel diritto tributario interno dallo Stato e dall’amministrazione finanziaria italiani definito “Word Wide Taxation” o tassazione mondiale, i redditi del cittadino residente sono soggetti a tassazione diretta dal fisco italiano indipendentemente dal luogo ove tali redditi sono stati prodotti.
I cittadini italiani i quali non si iscrivono all’AIRE e producono reddito all’estero sono spesso soggetti quindi a doppia tassazione, in particolare quando il Paese di destinazione ha stipulato con l’Italia una convenzione contro le doppie imposizioni fiscali che prevede la tassazione concorrente mitigata dalla facoltà del credito di imposta (come ad esempio quelle con il Regno Unito, la Francia, la Germania, la Svizzera, gli Stati Uniti, il Canada, il Brasile, l’Argentina etc.) oppure quando tale Paese non ha stipulato alcuna convenzione con l’Italia. Non è chiaro inoltre se l’Italia applichi comunque il principio della tassazione mondiale nel caso in cui le convenzioni contro le doppie imposizioni fiscali prevedano invece esplicitamente ed esclusivamente la sola tassazione nel Paese dove il reddito viene prodotto.
Nell’interrogazione – prosegue Fedi – spiego che la grave criticità fiscale si sta manifestando perché molti italiani emigrati che non si sono iscritti all’AIRE non sono al corrente del principio della “World Wide Taxation” (è difficile quantificare ma si presume che siano migliaia) e dunque non presentano annualmente la dichiarazione dei redditi (per tutto il periodo durante il quale lavorano all’estero e quindi probabilmente per molti anni) all’amministrazione finanziaria italiana.
Il risultato concreto di questa inadempienza è l’applicazione da parte dell’amministrazione dell’articolo 165 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) che stabilisce che la detrazione o credito di imposta compensativo, prevista dallo stesso articolo e dalle convenzioni contro la doppia imposizione, non spetta in caso di omessa presentazione della dichiarazione o di omessa indicazione dei redditi prodotti all’estero nella dichiarazione presentata.
Si sta perciò sviluppando una drammatica situazione per cui molti emigrati saranno (prima o poi) sottoposti a doppia tassazione nel Paese di lavoro e nel Paese di residenza che è in questo caso l’Italia.
Chiedo quindi al MEF se è a conoscenza del grave problema e del rischio concreto che migliaia di cittadini italiani emigrati per lavorare incorrano nel rischio, per la situazione su descritta, di essere sottoposti a doppia tassazione – non rimborsabile – inasprita inoltre da probabili sanzioni.
Chiedo inoltre se il Ministero è consapevole della drammaticità per molti nostri connazionali, soprattutto giovani, spesso costretti ad emigrare, di dover affrontare questa situazione di irregolarità fiscale sebbene abbiano già pagato le tasse alla fonte, e dunque non intenda intervenire proponendo modifiche amministrative e/o legislative all’attuale normativa nazionale (nell’interrogazione ho anche suggerito possibili soluzioni).
Mi attendo una rapida risposta perché il problema necessita di una rapida soluzione che tuteli gli interessi e i diritti economici e fiscali delle nuove migrazioni messi in pericolo da una normativa ignota ai più, ingiusta e confusa”.
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