Poche persone mi sono antipatiche come il dott. Tito Boeri, presidente dell’INPS per nomina politica e frequentazione PD (non per elezione), perché spara cavolate generosamente raccolte dai media senza un minimo di critica e autocritica.
Questa settimana, per esempio, Boeri ha sostenuto che va incoraggiata l’immigrazione perché altrimenti da qui al 2040 si creerebbe un “buco” contributivo e quindi servono “forze fresche” al lavoro. “Elementare, Watson” direbbe Sherlock Holmes, visti gli andamenti demografici, ma Boeri sproloquia il giorno dopo che l’ISTAT ci ha comunicato che in Italia abbiamo un record dell’11,5% di disoccupati sulla forza lavoro, che i giovani in cerca di occupazione sono pari al 37% del totale, che moltissimi – disperati – nemmeno più si iscrivono nelle liste di disoccupazione e che ogni anno perdiamo circa 100.000 giovani laureati che emigrano per necessità economiche all’estero.
Perché allora, prima di aprirci ANCHE agli immigrati, non cerchiamo di dare lavoro a questi milioni di disoccupati italiani che una occupazione la cercano ma non lo trovano?
Visto che poi centinaia di migliaia di immigrati vengono brutalmente sfruttati E PER LORO NON SI VERSANO CONTRIBUTI il demagogo presidente dell’INPS dovrebbe ragionare al contrario: “Assumiamo prima di tutto italiani che conoscono bene i propri diritti, facciamo pagare per loro i contributi dovuti e – se mai non bastassero – avanti con immigrazioni controllate, mirate e collocate per essere sicuri di avere posti di lavoro in regola che paghino i contributi”.
Ma siccome il Boeri aspira a far politica (vedrete…) e ovviamente è messo lì dalla sinistra, meglio pontificare che sostenere principi non “politicamente corretti” (per loro) ma drammaticamente veri. Intanto il Boeri dia magari anche una sforbiciata agli emolumenti suoi e di centinaia di dirigenti dell’INPS sostanzialmente inutili e cominceremmo a risparmiare qualcosa.
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