Dalla Germania soffia un vento di scisma. Il Cammino Sinodale della Chiesa cattolica tedesca (che si è chiuso l’11 marzo scorso) getta una luce sinistra sul rapporto tra l’episcopato tedesco e Roma. Ben 176 dei 230 delegati hanno votato a favore delle istanze portate al sinodo. Gli astenuti sono stati 12 e i contrari sono stati 9. Tra i contrari, hanno rivendicato il loro voto il vescovo di Eichstätt, Gregor Maria Hanke, quello di Ratisbona, Rudolf Voderholzer e quello di Passau, Stefan Oster.
Il problema di quel sinodo è il progressismo spinto dell’episcopato tedesco, il quale pensa di risolvere i problemi della Chiesa favorendo la Comunione da dare ai protestanti, la benedizione delle unioni tra persone dello stesso sesso in chiesa e la messa in discussione del celibato dei sacerdoti. Purtroppo per i vescovi tedeschi, queste cose vanno contro il diritto canonico.
Per esempio, l’Eucaristia cattolica non può essere data ai protestanti, perché le loro Chiese non hanno un clero validamente ordinato (a differenza di quello delle Chiese ortodosse) e quindi i loro sacramenti non sono validi. La Santa Cena (o Eucaristia) delle Chiese protestanti non ha valore per noi cattolici, perché i protestanti non accettano il dogma della transustanziazione e in alcune delle loro denominazioni non riconoscono neppure la presenza reale di Cristo nel pane e nel vino consacrati. Nessuno ha nulla contro i protestanti, ma questo è uno dei dieci dogmi espliciti della Chiesa cattolica.
I dogmi sono verità rivelate e metterli in discussione significa rischiare di andare fuori dalla Chiesa cattolica. A questo punto, il Papa dovrebbe agire. Infatti, oltre a non essere permanente, il sinodo nella Chiesa cattolica non è un organo deliberativo, ma consultivo. Ergo, esso può dare un consiglio al Papa, ma quest’ultimo può agire in modo diverso.
Poiché le posizioni emerse dal sinodo tedesco rasentano l’eterodossia, il Papa dovrebbe cassare le posizioni espresse in quel contesto. Se i vescovi tedeschi si incaponissero, il Papa dovrebbe richiamarli all’ordine e minacciare anche l’uso di sanzioni canoniche. Se anche a fronte di ciò i vescovi tedeschi non cambiassero idea, si dovrebbe prendere in considerazione anche la possibilità di ricorrere alle succitate sanzioni, tra le quali vi sarebbe anche la scomunica. Bisogna garantire il bene e l’integrità della Chiesa, anche a costo di qualche misura “dolorosa”.