Il 31 marzo cesserà lo stato d’emergenza Covid, ma alcune restrizioni resteranno in vigore. Il Green Pass sarà una di queste. A questo punto, sorge spontanea questa domanda: perché non si toglierà il Green Pass? Se fosse stato concepito come misura sanitaria contingente all’emergenza dei contagi Covid, si sarebbe deciso di abolirlo con la fine dello stato d’emergenza. Invece, il fatto che non verrà meno dimostra che il Green Pass è una misura politica e non sanitaria.
La carta verde non ha ridotto i contagi. Anzi, altri Paesi che non l’hanno adottato si sono trovati in una situazione simile alla nostra o (addirittura) migliore. Questo è un dato di fatto. La Svezia è un esempio. Dunque, il Green Pass è servito solo a creare una situazione di obbligo vaccinale surrettizio. A questo punto, una persona in grado di ragionare direbbe che avrebbe avuto più senso rendere esplicitamente obbligatorio il vaccino che mettere un obbligo surrettizio attraverso il Green Pass. Se ci fosse stato un obbligo vaccinale esplicito, lo Stato non avrebbe dovuto richiedere il consenso informato all’iniezione.
Ora, i vaccini attualmente in uso contro il Covid sono ancora in fase sperimentale e sono stati approvati dall’EMA (Agenzia Europea del Farmaco) in via eccezionale. Dunque, se il vaccino fosse stato obbligatorio e se non si fosse dovuto chiedere il consenso informato, lo Stato si sarebbe dovuto assumere delle responsabilità riguardo agli effetti avversi, i quali ci sono. Di conseguenza, il Green Pass resta in vigore perché si vuole fare sì che si vaccini il maggior numero di persone possibile, sia con le prime dosi che con le terze. Così, la discriminazione tra vaccinati e non vaccinati continua.