Quando si tratta di fondi da destinare agli italiani nel mondo, chissà com’è, si parla sempre di briciole. I veri quattrini si spendono altrove, mica per i nostri connazionali residenti oltre confine.
I soldi, tanti, li diamo per esempio al “Fondo Africa”, mentre la rete consolare è al collasso e per rinnovare un passaporto l’attesa è di mesi, quando va bene.
Mercoledì pomeriggio la Commissione Affari Esteri del Senato ha esaminato lo Stato di previsione del Ministero degli esteri per l’anno finanziario 2018 e per il triennio 2018-2020. E’ toccato al senatore Sangalli (Pd), relatore del provvedimento, illustrarne i contenuti.
Ebbene, sapete quale è la incidenza dello stato di previsione del Ministero degli affari esteri per il 2018 sul bilancio dello Stato? Uno 0,4 per cento. Capito?
Lo Stato italiano dedica lo 0,4% del proprio bilancio alla Farnesina. E’ come dire che se hai cento euro in tasca, per gli italiani nel mondo e il Sistema Italia oltre confine e per tutto il resto che riguarda il MAECI tu ne spendi quaranta centesimi.
Ci sarebbe da vergognarsi solo a parlare di certe cifre. Numeri che sanno di elemosina, come italiani nel mondo ci sentiamo feriti e umiliati.
Nulla è cambiato. Nei due esercizi finanziari precedenti sempre lo 0,4% era ciò che lo Stato dava al ministero degli Esteri. Anzi, in realtà i fondi diminuiscono, anche se di poco. Come ha spiegato lo stesso Sangalli, “per il triennio 2018-2020, nella Tabella 6 sono attribuite risorse al Ministero degli esteri pari a 2.588 milioni di euro per il 2018, a 2.605 per il 2019 e a 2.545 per il 2020, in lieve diminuzione rispetto allo stanziamento iniziale 2017 (2.612 milioni)”.
Se andiamo a vedere quali sono le variazioni principali, troviamo che i fondi aumentano per tutti i capitoli di spesa tranne che, incredibile a dirsi, per quello dedicato agli italiani nel mondo. Ma guardate un po’ che coincidenza.
Qualche esempio? Il capitolo che riguarda cooperazione allo sviluppo (programma 4.2) passa da 964,09 milioni (assestato 2017) a 1.049,32 milioni. La cooperazione interessa molto alcuni nostri governanti italiani, evidentemente.
“Ogni italiano che lascia l’Italia è un investimento che perdiamo, va recuperato”
C’è poi il capitolo promozione della pace e sicurezza internazionale (programma 4.6) che passa da 457,02 milioni a 465,51 milioni; sulla pace nel mondo niente da obiettare.
Altre voci. L’integrazione europea (programma 4.7) passa da 19,57 milioni a 23,71 milioni; la proiezione nel mondo ed il sistema Paese (programma 4.9) passa da 176,95 a 182,55 milioni. Uno sforzo maggiore non avrebbe fatto male. E comunque questo capitolo cresce anche perché, come vedremo, comprende dei fondi prima contenuti in altri programmi.
Rappresentanza all’estero e servizi a cittadini e imprese (programma 4.13), da 576,17 milioni a 585,51 milioni.
E gli italiani all’estero?
Calano prepotentemente i fondi per il capitolo Italiani nel mondo e politiche migratorie (4.8). Nel 2018 previsti 61.514.605, nel 2019 81.535.916 e nel 2020 soltanto 31.529.935. Nel 2017 i milioni sono stati 214,17 milioni. Perché i fondi calano così drasticamente?
Si tratta, spiega il senatore Sangalli, del trasferimento di competenze e risorse da un ufficio all’altro in ambito MAECI. Tuttavia, il saldo finale è negativo. Per la precisione, il programma “Italiani nel mondo e le politiche migratorie” (programma 4.8) – spiega il relatore – “registra una riduzione, passando da 214,17 milioni a 61,51 milioni, ascrivibile in larga parte al trasferimento dei contributi destinati a enti e associazioni per l’assistenza, scolastica e culturale, dei lavoratori italiani all’estero e delle loro famiglie al programma 4.9 “Promozione del sistema Paese”. Ridotti i fondi anche per il programma 4.12, “Presenza dello Stato all’estero tramite le strutture diplomatico-consolari”, che passa da 76,82 milioni a 66,58 milioni.
Avete capito bene? Il programma 4.12, “Presenza dello Stato all’estero tramite le strutture diplomatico-consolari”, passa da 76,82 milioni a 66,58 milioni”.
E certo, con tutte le chiusure messe in atto, tra Ambasciate, Consolati e Istituti di cultura chiusi, ora almeno si risparmia. Ma si risparmia davvero? Quanto ci costano le chiusure in termini di assistenza ai connazionali e di presenza e proiezione dell’Italia nel mondo?
Se gli italiani nel mondo non si ribelleranno una volta per tutte a questo stato di cose, diventando protagonisti a Roma tramite rappresentanti capaci e credibili, lo smantellamento della rete consolare continuerà.
I 100 contrattisti locali che verranno assunti a livello mondiale, destinati soprattutto in sedi particolarmente bisognose di aiuto come il Venezuela e, per altri motivi, Santo Domingo, sono soltanto un palliativo. I numeri non mentono e dedicare al ministero degli Esteri lo 0,4% del bilancio totale dello Stato è già una dimostrazione, in sé, di quanto conti la presenza dell’Italia all’estero per questo governo, così come per quelli che l’hanno preceduto: zero.
Rendersi conto, poi, che il capitolo che riguarda gli italiani nel mondo direttamente è l’unico che scende, dà il voltastomaco. Ci cadono le braccia.
La riduzione dei fondi di circa un 15% anche per il programma “Presenza dello Stato all’estero tramite le strutture diplomatico-consolari” è davvero una pietra tombale. E pensare che mentre per noi italiani nel mondo i fondi sono sempre meno, per tanti altri crescono. Tanti bei milioni di euro destinati al “Fondo Africa”. Saranno il frutto dell’accordo di Minniti con la Libia? Sappiamo già che sono soldi sprecati. All’Africa pensino le grandi organizzazioni umanitarie, l’ONU, l’Europa. Il nostro Paese faccia la sua parte per la solidarietà internazionale, ma non può destinare tutte quelle risorse a scapito delle garanzie per i suoi figli. Non italiani all’estero non vogliamo essere dimenticati.
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