Francantonio Genovese deve tornare in carcere. La sua abitazione, dove e’ detenuto ai domiciliari dal 21 maggio, secondo i giudici del Riesame di Messina sarebbe una sorta di "localita’ protetta", col parlamentare che potrebbe "continuare a mantenere in vita rapporti e illecite attivita’", grazie a una fitta rete di prestanome.
I giudici hanno annullato l’ordinanza del gip che scarcerava il parlamentare indagato per associazione per delinquere, truffa e frode fiscale sulla formazione professionale in Sicilia disponendone gli arresti domiciliari. L’ordinanza non e’ esecutiva fino al momento in cui lo diventera’ per termini o sentenza della Cassazione. Genovese si era costituito nel carcere di Messina subito dopo che la Camera dei deputati aveva votato l’autorizzazione al suo arresto.
Dopo l’interrogatorio di garanzia il gip aveva ritenuto che "permane il concreto pericolo di reiterazione di analoghe condotte criminose", ma allo stesso tempo erano "attenuate le esigenze cautelari" tenuto conto anche dell’atteggiamento dell’ indagato il quale, "pur avendo la concreta possibilita’ di sottrarsi all’esecuzione della misura, durante l’esame dinanzi alla Camera dei deputati, si e’ spontaneamente costituito". Una decisione che adesso il Tribunale del Riesame, accogliendo il ricorso presentato dalla Procura di Messina, ha ribaltato.
Il Collegio ritiene che le condotte illecite perpetrate dall’ indagato in modo sistematico rendano oltremodo concreto il pericolo di reiterazione delittuosa e siano sintomatiche di un sofisticato sistema illecito ben collaudato e consolidato nel tempo, che l’indagato ha avviato e perfezionato in modo ‘professionale’". Per i giudici da cio’ traspare una "spregiudicatezza e una non comune inclinazione a delinquere dell’indagato" che "possono essere contenute soltanto con la misura di massimo rigore, tenuto conto – scrivono nell’ordinanza – della natura , della gravita’ degli illeciti contestati e dell’ ingente quantitativo di denaro pubblico di cui Genovese si e’ appropriato nel tempo, usufruendo, per finalita’ privatistiche e personali, della carica pubblica rivestita".
Per il Tribunale, gli arresti domiciliari sarebbero per Genovese una "localita’ protetta" visto che con le "guarentigie" l’abitazione diventa "invalicabile", un privilegio che, scrivono i giudici, avrebbe usato per trasferire documenti contabili nel limite posto nell’effettuazione di perquisizioni. E ritiene che il parlamentare abbia "mantenuto il controllo della Caleservice, societa’ attraverso la quale ha riciclato denaro" e ha commesso "plurime e ingenti evasioni fiscali". La revoca degli accreditamenti di alcuni enti di formazione per i giudici "non scongiura il pericolo di reiterazione delittuosa" visto che Genovese puo’ "usufruire di una fitta rete di prestanome". Per Nino Favazzo, legale di Genovese, l’ordinanza del Riesame e’ "debole e inconsistente". "Si sostiene, in sintesi, che Genovese controllasse la Formazione da casa, e che l’unico posto dove non possa farlo e’ il carcere – afferma – Mi sembra che la decisione sia piu’ legata ad altre decisioni prese dal Tribunale che hanno avuto un effetto ‘trascinamento’ sul mio assistito". L’avvocato annuncia ricorso in Cassazione.
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