Nel dibattito odierno sull’immigrazione, manca un elemento importante forse fondamentale: la formazione. E’ proprio attraverso la formazione che è possibile inserire nel modo migliore migranti e stranieri, rendendoli effettivamente produttivi, aiutandoli concretamente in una integrazione effettiva.
In Italia solo il 4,3% degli migranti ha frequentato un corso di formazione, a fronte di una media europea del 13% (dati Eurostat).
L’Osservatorio ExpoTraining da anni svolge una serie di ricerche sui temi connessi al lavoro che poi vengono presentati e discussi con sindacati, imprese e istituzioni nel corso appunto di ExpoTraining il 24 e 25 ottobre a Fiera Milano. Una parte del suo lavoro è stato quest’anno dedicato proprio a comprendere le potenzialità ed il ruolo delle imprese e della formazione per l’integrazione dei migranti.
I risultati sono particolarmente interessanti: su un panel di 500 imprenditori, sindacalisti ed esperti di formazione (Rivelazione metodo CAWI luglio 2018 a risposta multipla), l’85% degli imprenditori ritiene che la formazione sia lo strumenti più importante per l’integrazione ed il 76% si dice disponibile ad assumere dopo un corso di formazione specifico. Le idee sono anche chiare: il 53% ritiene che la formazione, oltre che per le finalità dell’impiego, debba aiutare nel conoscere meglio la lingua e la cultura italiana.
“Certamente una politica nazionale di governo dell’immigrazione è necessaria, ma in pochi si sono domandati come integrare coloro che in Italia già ci sono e regolarmente. – ha dichiarato Carlo Barberis, Presidente di ExpoTraining – E come appare evidente lo strumento davvero essenziale non può che essere la formazione, che in Italia funziona pochissimo per gli stranieri. Eppure fare formazione costa meno che costruire centri di accoglienza, dare assistenza, trovare alloggi. E restituisce dignità a queste persone, che potranno integrarsi meglio e più velocemente. Invito quindi il Ministro Salvini, che certamente è sensibile ai temi relativi all’immigrazione, ad aprire un confronto con imprese e sindacati, che possa puntare sulla formazione come strumento di integrazione effettiva”