Da quando la Consulta ha disposto che lo Stato deve rifondere ai pensionati quanto non corrisposto loro dal 2011, per effetto della legge Fornero, nel Governo, sempre a corto di denaro quando deve soddisfare esigenze prioritarie, ma non quando deve continuare a mantenere sperperi ed incivili benefici, è in atto una vera lotteria per cercare di rifondere il meno possibile, ricorrendo ad ipotesi che vanno dall’indecenza al furto.
Quello che indigna è che nessun appartenente alle istituzioni abbia avvertito la necessità di rinunciare a qualcosa: costoro godono di benefici "acquisiti", mentre il "popolo" c’è solo per essere tassato, spremuto e preso per il fondoschiena; è proprio un sistema basato sulla faccia tosta e sulla mancanza di rispetto verso l’elettorato al quale, in periodo elettorale, vengono fatte promesse a non finire.
Anni addietro il Presidente Napolitano invitava tutti, compresi i politici, a fare sacrifici, ma "distrattamente" non rinunciò all’aumento di circa 8850 €/anno che dal 1°genanio 2013 ingrossa le prebende del Capo dello Stato. Si tratta di una cifra irrisoria rispetto al fabbisogno, ma se la Presidenza della Repubblica rinunciasse a tale aumento credo che sarebbe un segno di intangibile solidarietà nei confronti di chi percepisce pensioni da fame e di tutti quelli che vedono nella casta solo degli intoccabili strafottenti; sarà, forse, anche un gesto che potrà spronare qualcuno ad imitarlo.
Purtroppo in questa Italia tutto si gioca sul fatto che una piccola somma non incide sul disastro economico in atto, ma se i "soloni" che siedono nelle poltrone che contano si sbizzarrissero a conteggiare tutte le "piccolezze" che sfuggono all’attenzione dei contribuenti, si renderebbero conto, ma sicuramente ne sono a conoscenza, che verrebbe fuori una cifra colossale da azzerare o quasi il debito pubblico. Signor Presidente, Lei ha già dato qualche segnale di sobrietà, segua tale strada, faccia annullare l’aumento sopra accennato e sicuramente riscuoterà l’ammirazione dei più.
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