Riscuotere la pensione all’estero può risultare un’impresa. Sono parecchie le disfunzioni che sperimentano i pensionati italiani in Uruguay da quando Citibank e RedPagos hanno cominciato a farsi carico dei pagamenti. E ancora prima: quando i titolari hanno iniziato a ricevere il plico introduttivo alle modifiche del servizio, cioè dal 1º novembre 2011. Il primo problema si chiama “modulo di certificazione di esistenza in vita”. Doveva essere obbligatoriamente compilato da ciascun interessato e spedito in busta preaffrancata a una casella postale inglese, insieme alla fotocopia di un documento di identità o fotocopia di bolletta di luce, gas o acqua o di estratto conto bancario. Come si sottolineava in vari punti del plico, la data limite per l’invio era ed è il 2 aprile 2012, il che avrebbe assicurato un abbondante margine di tempo per la risposta. “In caso contrario” – avvertiva l’INPS – “il pagamento della pensione potrebbe essere sospeso a partire dal 1° Maggio 2012”.
Come lo stesso INPS ammette nella lettera di presentazione, qualche mese prima l’Istituto stesso aveva richiesto via Western Union l’accertamento dell’esistenza in vita. L’INPS si scusava di questo fatto, ma informava che la nuova richiesta rispondeva a un’esigenza prevista dalla legge quando avviene un cambio di istituto di pagamento, ed avvertiva che “Citi ha la necessità di verificare l’Esistenza in Vita di tutti i Pensionati residenti all’estero almeno una volta l’anno” (!). Inoltre, il modulo andava corredato dall’avallo di un “testimone accettabile”, e cioè “un rappresentante di un’Ambasciata o Consolato Italiano o un’Autorità locale abilitata” riconosciuta dal governo italiano che, nel caso dell’area geografica America Latina e Caraibi, sono i giudici, i notai pubblici, i funzionali delle Intendencias e quelli della Polizia.
Già nell’accertamento del 2011 si erano verificati gravi disagi per quei pensionati che riscuotono la loro pensione attraverso un’altra persona, in genere un parente prossimo, per delega. Spessissimo si tratta di invalidi o comunque di persone costrette a letto o con una situazione di salute che non permette loro di uscire di casa. Soprattutto a causa di casi argentini in cui delle persone continuavano a riscuotere la pensione del titolare già deceduto, l’INPS aveva cercato di mettere freno a questo illecito richiedendo, appunto, l’autocertificazione di esistenza in vita dei titolari, che in Uruguay veniva consegnata all’istituto pagatore, ovvero il Nuevo Banco Comercial (NBC). Mentre si “pulivano” i registri eliminando le persone morte, il NBC ha delegato il pagamento delle pensioni di agosto 2011 alla Western Union. I cassieri di questa, avevano ricevuto il rigoroso ordine di pagare solo personalmente ai titolari della pensione e i parenti con delega erano rinviati ai patronati perché chiarissero la situazione. Poi il problema si era risolto.
Da quando sono cominciati ad arrivare i plichi del Citi che informano del cambio di gestione, è sorto un altro ostacolo. Nel caso delle donne sposate o vedove, o titolari di pensioni di reversibilità (i cui primi titolari sono stati i defunti mariti), le richieste di esistenza in vita erano intestate con il cognome da coniugate, mentre nei documenti uruguayani, come si sa, figura quello di nascita e, come secondo, quello materno. Il problema si è ripetuto quando il NBC ha delegato la gestione dei pagamenti RedPagos (che appartiene agli stessi proprietari della banca), per cui, quando nel sistema informatico della rete di locali RedPagos si presenta Maria Rossi vedova Bianchi, munita di documento d’identità secondo la quale si chiama Maria Rossi Colombo, si trova con la sorpresa che è registrata solo una Maria Bianchi, che evidentemente, conclude il cassiere, non è lei. E logicamente, se i dati non corrispondono, i cassieri non pagano.
Dal 1º febbraio, informava l’INPS nelle lettere, paga la Citibank. Ma chissà per quali accordi commerciali, in Uruguay continua a pagare la NBC, sempre via RedPagos. Però ora, essendo responsabile la Citi, l’interlocutore per risolvere problemi nella riscossione è la Citi. “Quando una persona per qualsiasi motivo non è pagata regolarmente, o perché i funzionari di RedPagos la indirizzano a noi, o perché non capisce a chi deve rivolgersi, va a finire in patronato. La situazione è caotica. I pensionati che si vedono negare il pagamento non ci capiscono nulla”, dice a Gente d’Italia Alex Bocchio, addetto del Patronato ACLI. “Ora la Citi ha messo a disposizione un call-center, e un incaricato come punto di riferimento per noi, e in genere le cose si chiariscono. L’azienda ha una buona disponibilità”. “Poi con il tempo, in genere”, aggiunge il funzionario, “le succursali RedPagos vanno conoscendo i pensionati e si abituano. Ma quando si tratta di agenzie in pieno centro, è più difficile, perché hanno un flusso di utenza molto grande. Una signora ci ha chiamati ultimamente perché le si era ripetuto il problema anche se era andata alla stessa agenzia”.
Tuttavia, quelli dei cognomi e delle deleghe non sono gli unici disguidi che si ripetono. “Si riscontrano molti problemi informatici. La persona che va a riscuotere figura correttamente ma le corrisponde un ammontare di zero euro per quel mese. E quindi, anche in quel caso, il pensionato non è pagato. E succede tutti i mesi a persone diverse”, denuncia. Per quanto riguarda la faccenda dei cognomi da sposate, Bocchio spiega che il suo, come gli altri patronati, hanno aiutato a dirimere ogni singolo caso inviando all’ufficio indicato dall’INPS fotocopia della ‘cédula de identidad’ insieme alla dichiarazione notarile o della Polizia che chiariva la situazione. L’INPS ha allora proceduto all’invio di una seconda lettera, con identico contenuto, ma con i cognomi corretti. Però, altri invii di plichi non sono ancora arrivati ai pensionati destinatari, mentre molte risposte della gente alla casella postale indicata “non sono state ancora elaborate dalla banca”.
Molti utenti, per maggior sicurezza, hanno optato per inviare i moduli alla Citi mediante raccomandate con ricevuta di ritorno, senza riparare nel fatto che essendo inviate a una casella postale, la ricevuta di ritorno non sarebbe potuta arrivare se nessuna persona fisica riceveva personalmente le lettere. Comincia a essere tanta la gente nervosa, in particolare, i pensionati che non hanno ancora ricevuto nessun plico (i primi sono partiti dagli uffici INPS il 1º novembre…!) e che vedono avvicinarsi pericolosamente la “deadline” della risposta non oltre il 2 aprile che sancirebbe la fine della percezione della pensione. “Non sarà possibile rispettare i tempi”, afferma con preoccupazione il presidente e funzionario del Patronato INCA Fernando Barreiro. Che segnala anche un altro pasticcio. “Nei casi in cui il titolare non possa firmare, per ragioni di salute od altro, si richiedono le impronte digitali. Il problema è che il sistema informatico non ha la possibilità di registrarle”. Non si è ancora capito come risolvere il problema. Altri pensionati, dice Barreiro, si lamentano della poca sicurezza dei locali di riscossione, che non sono banche. A questo si aggiunge la difficoltà, che data l’età non è un dettaglio, che la maggioranza delle succursali non hanno un posto dove aspettare il proprio turno seduti. Da parte delle associazioni regionali, non si sono segnalati troppi inconvenienti. In parte, perché nelle associazioni più antiche la maggioranza dei soci, essendo emigrata molto giovane ed avendo quindi svolto in Uruguay la carriera lavorativa, non riceve pensione italiana ma uruguayana. I patronati raccolgono le preoccupazioni, le ansie e le lamentele di chi si trova male con il nuovo sistema.
Ma i pensionati più giovani o più “vispi” invece si trovano bene. È il caso di Giovanna Branda, che vive a Pocitos. “Non ho avuto nessun problema. Mi hanno trattato sempre bene, in un’agenzia vicino a casa”. Secondo Cesare Terrani l’attuale “è il miglior sistema avuto”. Soprattutto è contento per la rapidità. “Ho riscosso la pensione in quattro minuti circa”. Ciononostante, anche Terrani ha avuto inconvenienti con la delega per la riscossione della pensione delle moglie, che tra l’altro cammina con difficoltà… “Sono stato in patronato e mi hanno detto che ora è tutto a posto. Vedremo il prossimo mese…”. “Molti hanno un locale RedPagos vicino”, dice Bocchio di ACLI, “e a loro senz’altro risulterà più agile questo nuovo sistema, poiché presumibilmente avranno tempi di attesa minori, continuano a riscuotere in euro, etc.. Come sistema è buono, però all’atto pratico ci sono stati molti disguidi”. Un socio dell’Associazione Marchigiani nel Mondo racconta di un’altra difficoltà, che succede a una sua parente: “Mi dice che con questo cambio è peggiorata la situazione, perché prima arrivava la sua pensione al (Nuevo) Banco Comercial, e l’unica cosa che doveva fare era andare e firmare affinchè le accreditassero il denaro sul suo conto corrente bancario. Adesso deve andare fino a un cambio (agenzia RedPagos), prendere i soldi e portarli a casa sua o alla succursale del NBC per realizzare il deposito, assumendo un rischio (di andare in giro con i soldi per strada) per le persone anziane. Per realizzare lo stesso procedimento che con il NBC, dovrebbe aprire un conto alla Citi, ma tale banca esige mantenere un saldo medio del conto di 50.000 pesos, che è un importo molto eccessivo per un pensionato”. Il presidente del patronato INCA, Barreiro è convinto che non ci sia “comunicazione tra la Citibank e RedPagos. Ci sono problemi interni che ricadono sui pensionati che poi vengono da noi, che dobbiamo mandare un sacco di mail, di lettere, etc. C’è troppa burocrazia, e pare che gli impiegati della Citi non ce la facciano”.
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