Le recenti sconfitte alle elezioni amministrative devono fare riflettere noi del Popolo della Libertà. Io non penso che le sconfitte siano state un giudizio politico negativo nei confronti dei sindaci di centrodestra. Pensiamo, ad esempio, al sindaco di Catania Raffaele Stancanelli. Stancanelli aveva lavorato molto bene, rimettendo a posto gli uffici e rendendo virtuoso il bilancio comunale. Eppure ha perso le elezioni, che sono state vinte dal candidato del centrosinistra Vincenzo Bianco. Il problema non era Stancanelli, come non lo erano Gianni Alemanno (a Roma) e Adriano Paroli (a Brescia). Il problema non è nemmeno il presidente Silvio Berlusconi. Al contrario, il Cav è una risorsa. Il problema era (ed è) nella struttura del Popolo della Libertà. Infatti, nei livelli locali del partito ci sono scontri molto forti tra le correnti. Il partito è spaccato in vari gruppi. Ci sono troppi "generali senza esercito" che generano solo immobilismo. Ci sono gruppi che, in nome del loro particolare interesse, sono disposti anche a fare perdere il partito ed il centrodestra.
In alcuni casi, proprio per questo immobilismo, mancano anche i coordinamenti locali.
Cito come esempio il caso del Popolo della Libertà della mia zona, Roncoferraro, in Provincia di Mantova. Da più un anno, il partito è senza il coordinatore locale. Noi (uso il plurale perché anch’io faccio parte del PdL) abbiamo cercato in tutti i modi di fare convocare un’assemblea in cui fare eleggere almeno un referente provvisorio, senza ottenere alcun risultato. Bisogna tenere conto del fatto che, anche qui a Roncoferraro, l’anno prossimo si andrà a votare per le elezioni comunali e serve un referente con cui i partiti che si dovranno alleare con il Popolo della Libertà dovranno interloquire e parlare di programmi.
Oggi, mancando un referente, i potenziali alleati (come la Lega Nord) non sanno con quali persone debbano interloquire. Nessuno può parlare a nome del partito perché rischia di essere attaccato da chi fa parte della corrente opposta. Così non si va da nessuna parte. Purtroppo, non si riesce a fare questa assemblea perché i coordinatori provinciali non sono reperibili. Forse, qualche "generale senza esercito" non vuole che questa assemblea si faccia, perché teme di essere minoritario nel partito? In un partito bene organizzato queste cose non accadrebbero.
Anche il caso di Franco Fiorito, nella Regione Lazio, era partito da uno scontro interno nel partito.
Gli elettori del centrodestra sono indipendenti. Quando vedono che il partito non va, si astengono! Bisogna mettersi in testa questo e cercare di mettere a posto le cose, per esempio facendo i congressi comunali. Bisogna ridare fiducia agli elettori e per farlo bisogna restituire la parola agli iscritti e ridare unità al partito. Basti pensare alle voci che girano sugli esponenti del partito che provengono da Alleanza Nazionale che dicono che sarebbero pronti a fare un nuovo soggetto politico. Riguardo alla nuova forma che il PdL dovrebbe assumere, c’è chi parla di un partito "liquido" e legato solo alla figura forte di Silvio Berlusconi e c’è chi invece propone un partito con organi di coordinamento elettivi. Io penso che le idee insieme possano funzionare. Ci può essere un partito con un leader forte, qual è Silvio Berlusconi, e con i coordinamenti territoriali elettivi. Qualcosa va fatto perché se non si fa nulla il partito potrebbe rompersi. Nessuna persona che ha a cuore la democrazia deve permetterlo.
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