Silvio Berlusconi "depressissimo". Così Vittorio Feltri ha definito l’ex premier in un’intervista al Fatto Quotidiano. "Depressissimo". Superlativo assoluto. Tutto il contrario di ciò che vogliono fare apparire i vertici del PdL, che parlano anzi di un Cavaliere in grande spolvero, pronto a tornare in prima linea "per salvare il partito", come dichiarato da lui stesso. Ce la farà? Meglio: puo’ un uomo "depressissimo" avere la giusta lucidità, il giusto umore, la giusta forza di volontà e il giusto equilibrio interiore per affrontare una sfida come quella di una campagna elettorale che si annuncia fin d’ora durissima, in elezioni politiche importantissime per il Paese, dopo la parentesi dei tecnici al Governo? Difficile dirlo. E se chiedete la mia opinione, la risposta è no.
Silvio Berlusconi, che ha degli attacchi di depressione frequenti e che "durano dai 25 ai 30 secondi", come ha raccontato ancora Feltri, farebbe bene a rimanere a casa propria. Magari nella sua villa ai Caraibi, costruita in grande stile e mai goduta davvero. Non lo diciamo con cattiveria, anzi, con rassegnazione. E con dispiacere persino. Ma la verità è che il Cav sognato ancora oggi dagli italiani che si rivedono nel centrodestra non esiste più. I berluscones hanno in mente, nel 2012, dopo quasi 20 anni, l’uomo del ’94, che dal nulla ha creato un partito e ha conquistato Palazzo Chigi. Hanno in mente un Cavaliere fustigatore dei vecchi costumi politici, pronto a portare in politica il successo imprenditoriale che lo ha premiato nelle sue aziende, pronto a mandare a casa le vecchie cariatidi dei Palazzi romani. Ma Silvio non solo non ha saputo allontanare quelle mummie, ma anzi si e’ sostituito a loro. Anno dopo anno, legislatura dopo legislatura, fra grandi vittorie alternate a pesanti sconfitte, il Cavaliere non ha fatto altro che rubare la scena ai vecchi politici – vedi Fini, Casini, Bersani – che però sono ancora tutti lì, e anzi aspirano ancora oggi a governare il Paese. Altro che spazzarli via.
E’ l’Italia, il Paese dello status quo, delle lobby indistruttibili, dei sindacati potentissimi, della magistratura politicizzata; e degli zombie, degli ultraottantenni al Quirinale, degli uomini che della politica han fatto il proprio mestiere, il modo per portare a casa i soldi. Per farsi ricchi.
Silvio "ha tradito le promesse fatte", ha scritto Oscar Giannino, che certo non e’ un intellettuale di sinistra. Impietoso, il giornalista esperto di economia. Ma se certe cose fa male anche soltanto leggerle, si deve avere il coraggio di scriverle.
Conosco le obiezioni che potrà fare qualche lettore eternamente innamorato del Cav, che a lungo, fin dalla sua discesa in campo, abbiamo amato anche noi: "Berlusconi ha impedito che i comunisti conquistassero il Paese", "Berlusconi, se non ha portato a termine gli obiettivi prefissati, è perchè gliel’hanno impedito, in primis i suoi stessi alleati", "nonostante tutto voterei ancora oggi il Berlusca perche’ in giro non c’e’ altro". Frasi scritte e stampate su carta e web centinaia di volte e ormai imparate a memoria. Ma il tempo degli slogan e delle giustificazioni a prescindere, il tempo del salame sugli occhi e del cervello in manette, e’ finito.
E’ finito l’amore cieco per il Dottore, come lo chiamavano negli anni ’80. Ucciso prima di tutto dalle promesse mancate. E in secondo luogo dallo sputtanamento a cui il Nostro e’ stato sottoposto, fra Ruby e olgettine varie. I party di Arcore? Siamo invidiosi, avremmo voluto essere invitati anche noi, che su ItaliaChiamaItalia tante volte ne abbiamo parlato e abbiamo difeso a spada tratta l’ex premier: perchè chissenefrega cosa fa sotto le lenzuola un uomo di governo, a noi interessa che lavori per il Paese. Già. Ma se poi le concubine diventano ministre e consigliere di Regione? Se poi, a causa delle sue notti brave, un premier disattende persino gli impegni istituzionali del giorno seguente? Se chi deve guidare un Paese si distrae a tal punto da perdere di vista la meta?
Inutile rivangare il passato, seppur recente. La situazione di oggi a noi è chiara. Lo abbiamo scritto: Silvio Berlusconi ha fallito anche perchè non e’ riuscito a costruire un partito che sopravvivesse a lui, come egli stesso si era proposto. Questo doveva essere il suo lascito politico. Ma come stiamo vedendo proprio in queste settimane, nel PdL dopo Silvio c’è ancora Silvio. C’è solo lui.
Oggi torneremmo a dare il nostro voto al Cavaliere? No, noi no. Certamente tanti italiani sono e saranno disposti a farlo. Ma non basterà al Berlusca per vincere. E alla fine di tutta questa storia, alla fine di quasi un ventennio sulla cresta dell’onda politica italiana e se vogliamo anche internazionale, il vero peccato e’ che Silvio Berlusconi verrà ricordato più per ciò che non ha fatto, più per il miraggio del "miracolo italiano" svanito come neve al sole, che per gli obiettivi che effettivamente e’ riuscito a raggiungere. Perchè un’idea puo’ essere ottima, ma, se non si riesce a concretizzarla, resta una nuvola di fumo che il vento disperde nell’aria.
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