Dopo la botta elettorale, con la pesante sconfitta alle Amministrative, il Popolo della Libertà continua il dibattito interno che riguarda il futuro del partito. Lo fa a colpi di dichiarazioni, comunicati stampa, interviste. Il ministro dell’Agricoltura, Nunzia De Girolamo, intervistata da Repubblica, a proposito del futuro del centrodestra italiano, si augura che, “il più tardi possibile”, ci possa essere “eventualmente una Silvia, piuttosto che un Matteo versione PdL". Dunque un Berlusconi in versione femminile è il desiderio di De Girolamo, che fra le altre cose prova a dettare alcune soluzioni per l’uscita dalla crisi del suo partito: "Abbiamo un problema a livello locale. E non lo dico per processare i dirigenti del territorio che ci mettono l’anima. Ma così non va. Io affiggevo manifesti per la strada, da militante. Forse dovremmo tornare un po’ tutti tra la gente. Siamo capaci di farlo molto meglio di tanti qualunquisti. Siamo il partito del fare. Oggi però nelle grandi città la gente non ci percepisce così". Secondo il ministro prima di tutto è quindi necessario “rinnovare i vertici, i coordinamenti regionali, e mettere da parte i piccoli focolai di rivalità interna al partito. Sapendo che la guida resta Silvio Berlusconi".
Richiesta di rinnovamento arriva anche da Franco Frattini, ex ministro degli Esteri del governo Berlusconi, che in un’intervista al Quotidiano Nazionale spiega: “Le critiche che ho sentito in queste ore al doppio ruolo di Alfano, vicepremier e segretario del Pdl, fatte da alcuni iperberlusconiani sono ingenerose. Chi attacca Angelino, addebitandogli la sconfitta, attacca la scelta di Berlusconi di sostenere l’esecutivo". Per Frattini “sarebbe un suicidio sconfessare quella scelta: Alfano non e’ arrivato a Palazzo Chigi per caso. Ci e’ arrivato perche’ segretario del PdL". Ed ecco la voglia di rinnovamento: "Da osservatore esterno direi che e’ fondamentale la costruzione di una classe locale forte, fondata su giovani che, forse, si sono sentiti un po’ messi da parte. Un partito che voglia durare deve contare su un leader che l’aiuti a strutturarsi per il ‘dopo’. Dev’essere Berlusconi a indicare una strada".
Nel dibattito in corso sul futuro del centrodestra entra anche Guido Crosetto, segretario di Fratelli d’Italia, movimento che ha fondato insieme a Giorgia Meloni e Ignazio La Russa dopo avere lasciato il PdL. “Io non credo alle riedizioni. La nuova Forza Italia, la nuova An, i partiti 2.0… Non ha senso. Se non abbiamo un progetto di società – afferma intervistato dalla Stampa -, siamo condannati a restare minoranza tutta la vita”. “Ho sempre pensato a un centrodestra con Berlusconi e con una classe dirigente – aggiunge Crosetto – E infatti lungo tutta la fase finale della scorsa legislatura Giorgia ed io chiedevamo le primarie, che sono l’unico modo di creare leader nuovi e autorevoli, per di piu’ legittimati dal basso”. Ma le primarie del centrodestra non ci sono mai state. Il Cavaliere? “Lo capisco, sono tutti li’ adoranti intanto che aspettano l’attimo buono per pugnalarlo. Pero’, quando e’ il momento, l’unico a tirare la carretta e’ lui e, siccome i voti li prende, sulla carretta poi ci salgono tutti. Quel che e’ peggio e’ che il Pdl, e un po’ tutto il centrodestra, si e’ dimenticato quello che era”. Oggi il Popolo della Libertà secondo Crosetto “non e’ piu’ il movimento delle partite Iva, della meritocrazia, della guerra alla burocrazia”, ed è per questo, sostiene, che è necessario “ricominciare da capo”.
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