“C’è un gran movimento di sostegno alla ricandidatura del presidente Berlusconi e credo che alla fine lui deciderà di scendere in campo”: così Angelino Alfano, segretario del Pdl, ai giornalisti che gli chiedevano dell’ipotesi, riportata dal “Corriere della Sera”, che Silvio Berlusconi torni a candidarsi a premier alle politiche del 2013. Poi lo stesso ex premier nel corso di una cena di compleanno ha aggiunto: “Vari imprenditori mi hanno detto che tutto il mondo imprenditoriale vuole il mio ritorno”. Secondo me e’ esclusivamente pretattica per confondere e sparigliare gli avversari politici. Sono piu’ che convinto che Berlusconi non si candiderà per nessuna delle cariche statali, vuoi come premier o presidente della Repubblica.
Se ricordate bene, appena ha accennato all’intenzione di candidarsi, soltanto poche ore dopo, ha ricevuto dal magistrato Ingroia della Procura di Palermo, un “avviso di comparizione” per essere ascoltato sulla vicenda della trattativa mafia e Stato nella quale e’ stato anche coinvolto Giorgio Napolitano "intercettato telefonicamente". Se Berlusconi nel 2013 fosse rieletto premier, di sicuro alcune procure s’inventerebbero qualche altro “avviso di garanzia” per aprire altri processi contro di lui ed il giornale “La Repubblica” ricomincerebbe la sarabanda per diffondere all’estero la solita montagna di fango che danneggerebbe piu’ l’Italia piuttosto che Berlusconi.
Dal 1943 l’Italia e’ divisa fra destra e sinistra. La guerra civile che cominciò in quell’anno non e’ mai terminata, neanche quando i mitra hanno smesso di sparare. Infatti, contro Berlusconi si e’ avuta la più grande campagna di odio di tutti i tempi. Tuttavia, dall’autunno del 2011, e’ stata possibile un’alleanza tra il diavolo e l’acqua santa per salvare l’Italia dal fallimento. Con una maggioranza oceanica, contro un’esigua minoranza, si poteva pensare che il governo tecnico di Mario Monti potesse essere onnipotente. Finalmente una maggioranza cui nessuno può resistere, una maggioranza senza opposizione che può permettersi tutto per il bene comune. Infatti, subito dopo la costituzione del nuovo esecutivo, il Parlamento, anche se contro voglia, ha approvato la riforma delle pensioni. Ma i mesi impiegati per la riforma dell’art. 18 del lavoro, sono serviti per capire che le divergenze tra destra e sinistra erano rimaste tutte intatte. Da quel momento il Pd, non potendo mandare a casa il governo che aveva voluto, ha cominciato ad ingabbiarlo. Prima il ministro Fornero ha detto e ripetuto fino alla nausea che avrebbe tirato diritto, checché dicessero i sindacati, poi ha abbassato la testa. Infine e’ stata costretta a stravolgere la riforma del lavoro deludendo i mercati e gli imprenditori italiani e stranieri. E, infatti, non e’ servita a niente.
Sostanzialmente i famosi tecnici sono riusciti a fare solo ciò che saprebbe fare anche un bambino: aumentare le tasse. Senza per questo far abbassare l’alto livello dello spread e, per giunta, generando la più grande recessione che l’Italia abbia mai conosciuto. Si vuol dare di tutto questo il torto a Monti? Neanche per sogno. Sarebbe stupido. E’ innegabile che il Pd e’ visceralmente fazioso, demagogico e sostanzialmente conservatore, altro che progressista. Ma anche la generalità degli italiani sono contro le vere rivoluzioni e resistono ai cambiamenti con le unghie e con i denti.
Mussolini voleva trasformare gli italiani in atleti e in guerrieri: si e’ solo reso ridicolo. Cambiare? Neanche a parlarne. Ad esempio. C’e’ bisogno di una legge sacrosanta contro l’eccesso di intercettazioni telefoniche. La chiede ora anche Giorgio Napolitano. Silvio Berlusconi, pur essendo stato a capo della più grande maggioranza che abbia avuto un Parlamento repubblicano, non e’ riuscito ad ottenerla. Chi si e’ opposto? L’intera sinistra e gli italiani. Trasversalmente. Per le più varie ragioni. E soprattutto perché costituiva un cambiamento. Un altro esempio di conservatorismo fanatico e’ quello della magistratura. Se solo si proponesse di modificare il colore delle loro toghe, i magistrati insorgerebbero come un sol uomo contro questo attacco all’indipendenza della magistratura. Figurarsi dunque le grandi riforme. Quando un governo volesse realizzarne una, il percorso e’ così lungo, così travagliato, così impervio che alla fine o non se ne fa nulla oppure la legge arriva alla meta annacquata e stravolta. Se i conservatori non vincono, non perdono neppure.
“Governare gli italiani non e’ né facile né difficile: e’ inutile”. Non importa se l’ha detto Mussolini. Lo ha anche riscontrato qualsiasi presidente del consiglio, Monti compreso. Per questo, e per le ragioni piu’ sopra riportate, Berlusconi non si ricandiderà a premier e non pensa minimamente a candidarsi neppure come presidente della Repubblica.
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