Sono quasi dieci anni che diffondo IL PUNTO e devo ammettere che la scorsa settimana per la prima volta non avevo quasi più voglia di scriverlo. Ho sempre avuto un rapporto di lealtà con i lettori e quindi non posso non sottolineare come in queste settimane – come peraltro credo avvenga per tantissima gente – si sia un po’ tutti presi dallo sconforto.
Quante volte in politica ho attraversato momenti difficili o risultati elettorali deludenti, eppure mai mi era capitato di dover assistere ad un progressivo stillicidio di incertezze tutte legate ad una risposta insufficiente che la classe politica dà – tutta intera – ai problemi del Paese. Facendone parte mi sento anch’io corresponsabile di questo degrado e non trovo ricette sicure per venirne fuori. Non capisco comunque perché il PDL non abbia più coraggio di scegliere posizioni nette; non capisco perché Berlusconi non prenda seriamente in considerazione il dato di fatto che nel Paese non c’è più verso di lui una ondata positiva, traendone qualche conseguenza. Non è vero che lui non abbia cercato di affrontare con impegno una crisi economica pesantissima, ma più la gente è distratta dalle sue avventure personali e meno le si infonde fiducia. Tanto meno si riescono a trasmettere messaggi positivi e di ripresa.
Passa così l’immagine complessiva di una “casta” politica perfino peggiore di quella che è, girano su internet assurde “catene di sant’Antonio” che spudoratamente dicono il falso sui “benefits” dei parlamentari, ma dalla Presidenza della Camera non si alza una sola voce a smentire, a chiarire, a pretendere rettifiche. Così le balle diventano vere e cresce l’odio della gente, il distacco, l’autolesionismo cieco di chi urla in modo squinternato e demagogico – Di Pietro docet – senza però dare alcuna ricetta credibile per uscire dal caos.
E’ in atto infatti nella politica un autolesionismo sciocco, l’atteggiamento tipico di chi si vergogna e non reagisce. Ma d’altronde come si può reagire se anziché affrontare i problemi del Paese alla Camera siamo sempre e costantemente presi a giudicare questa o quella richiesta di arresto, questo o quel decreto di fatto legato anche alla figura del premier? E’ un circolo vizioso e senza uscita, sapientemente manipolato – non ho dubbi su questo – da alcuni magistrati che hanno verso Berlusconi un odio viscerale, esasperato, anche se certo non manca loro materia prima per impastare le cose. Passa così un messaggio generale di resa che è politico, economico, negativo per tutto il Paese (pensate alla nostra immagine all’estero…) mentre nulla all’orizzonte sembra segnalare un’alba di resurrezione, anche perché i giochi sembrano bloccarsi a vicenda o si muovono troppo lentamente. Alfano, per esempio, sembra una positiva novità, ma che spazio ha per muoversi? Che autonomia, che capacità di prendere effettivamente in mano le redini del partito? Se il PDL crede in se stesso deve procedere senza perdere un solo giorno per la strada dei congressi, deve contribuire a rifare una legge elettorale che non può più funzionare, deve soprattutto fare autocritica, rilanciarsi ed imporre al suo interno un po’ di gerarchia e di disciplina. Ma non può dimenticare anche centinaia di migliaia di iscritti che vorrebbero fare e non sanno “cosa” fare, o migliaia di amministratori locali lasciati soli e allo sbando, senza una sola direttiva.
Penso a tutto il lavoro che c’è da fare, al mio comune dove vivo ogni giorno “in trincea” la realtà della gente che è ben diversa e più dura di quanto si pensi a Palazzo, ma vedo che al centro certe scelte continuano a non tenere conto di queste realtà e soprattutto non premiano minimamente il merito, la serietà amministrativa, l’autonomia che deve crescere in periferia se si crede davvero in una capacità di amministrare meglio (e di risparmiare) essendo direttamente controllati e giudicati dalla gente. Al Parlamento vorrei discutere di leggi più serie, più concrete, di vera semplificazione e soprattutto di auto-responsabilità. Invece è uno stillicidio di nuovi rallentamenti, di strutture che pensano solo a rompere le scatole su formalità e non sulla sostanza, spillando soldi a chi lavora, a chi cerca di far bene e correttamente ma scivola su qualche pagliuzza mentre molti (vedi la tragedia di Barletta) non si fanno scrupoli a sfruttare la gente, confidando evidentemente in nessun controllo.
Come si fa quindi a non essere delusi quando non si vedono sbocchi? Eppure credo che la stragrande maggioranza degli italiani non ami la sinistra né voglia ritornare a Prodi, Di Pietro, Vendola o Bersani, ma attende un segnale serio, chiede collaborazione e non veti incrociati, così come vorrebbe che il Cavaliere proponesse un suo progressivo passaggio di mano. Mi piacerebbe spiegarglieli serenamente questi sentimenti (e come me credo che lo vorrebbero fare tante altre persone disinteressate), ma si è chiuso in un “cerchio magico” inavvicinabile, ed anche per questo ha forse perso il contatto con le realtà quotidiane, il mondo delle imprese, la gente comune che in passato lo aveva sempre applaudito.
*deputato PdL e sindaco di Verbania
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