L’alleanza fra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi ieri, dopo tanto tempo, ha mostrato le prime crepe. Il presidente del Consiglio ha dovuto prendere le distanze in maniera molto netta dalle affermazioni pronunciate dal Senatur durante uno dei suoi ultimi comizi: "l’Italia va giù, ora è tempo della Padania", ha detto il leader leghista, accusando il Centro Sud di essere il ciucciasoldi del Nord. Il Cav non poteva restare a guardare. Ha dovuto dire la sua: mi spiace dissentire dall’amico Umberto, ma l’Italia è una, c’è e ci sarà sempre. Un botta e risposta a distanza giunto – guarda la fatalità – proprio il giorno prima dell’arrivo in Parlamento della manovra economica. E che di certo non aiuterà la maggioranza di governo a trovare la quadra.
Tempi difficili per la politica italiana. Complicati. La pausa d’agosto si avvia alla conclusione, anche se a livello meteorologico i giorni a venire saranno ancora tipicamente estivi (almeno fino alla prima settimana di settembre, dicono gli esperti). L’Italia rientrerà presto dalle sue vacanze, per concentrarsi ancora su giornali e televisioni, sull’attualità e sulle notizie politiche. Sono tanti gli italiani ancora al mare, in montagna o ai laghi, con le menti distratte dalle ferie. Ma alla ripresa si troveranno di fronte ad una situazione assai ingarbugliata. E le distanze che aumentano fra PdL e Lega non promettono nulla di buono.
Torna così ad aleggiare nell’aria il fantasma del voto anticipato. Elezioni nel 2012, o si arriverà davvero al termine naturale della legislatura? "Chi comanda è Berlusconi", ha sempre detto negli ultimi mesi Bossi, quando ci sono stati dubbi sul da farsi; e per ciò che riguarda le alleanze "senza Silvio non si va da nessuna parte", ha sottolineato ogni volta il boss della Lega. Eppure nelle ultime settimane i toni di Umberto sono diventati sempre più accesi, i suoi interventi sempre più rivolti alla pancia delle sue camicie verdi, i suoi discorsi ogni volta più infuocati. E il distinguo di ieri del premier pesa più di un macigno.
Silvio Berlusconi potrebbe voler ripensare le proprie alleanze, tornando a puntare con forza verso l’Udc. Ma Casini ha già ribadito più volte che con il Cav di mezzo non c’è gioco: Berlusconi vada a casa, ha sempre esortato il leader centrista, e poi magari col PdL – quello di Angelino Alfano – possiamo pure trattare.
L’uomo di Arcore quindi potrebbe decidere – il condizionale è d’obbligo – di farsi da parte per il bene del suo partito, del centrodestra, di un’Italia che continui ad essere libera da comunisti vecchi e nuovi. A volte c’è la possibilità di una scelta. A volte no.
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